«Noi salviamo le persone le polemiche non contano»

Recupero dei profughi in barcone: la motovedetta CP 278 di Venezia è rientrata dopo tre mesi a Lampedusa. Anche 38 ore in mare per raccogliere i cadaveri
Di Carlo Mion
Interpress/Gf. Tagliapietra. 04.06.2015.- Mare Nostrum, il comandante Gavino Spano. con l'equipaggio.
Interpress/Gf. Tagliapietra. 04.06.2015.- Mare Nostrum, il comandante Gavino Spano. con l'equipaggio.

Il più bel ricordo: gli occhi di una bambina di pochi anni che stringe al collo un militare che l’ha appena recuperata da un barcone. Quello più triste: il recupero di quattordici cadaveri di migranti annegati mentre tentavano di raggiungere le coste italiane. «Noi come Guardia Costiera operiamo in mare per salvare le persone, la morte è sempre una sconfitta», sottolinea il maresciallo della Capitaneria Gavino Spano. È comandante della MV CP 287 di Venezia che per tre mesi è rimasta a Lampedusa a prestare soccorso, sul Canale di Sicilia, ai migranti che lasciate le coste libiche, cercano di raggiungere l’Italia e l’Europa.

Sabato la motovedetta ha fatto rientro a Venezia. Con Spano gli altri dieci membri dell’equipaggio: «Sono contento di questo equipaggio. Sono veramente bravi militari e mi rendono orgoglioso di poterli comandare», ha sottolineato Spano, originario di Ploaghe, in provincia di Sassari.

È la quarta missione di questa motovedetta: due volte è stata tra la Grecia e la Turchia e un’altra volta in Sicilia. Tra marzo e maggio la motovedetta è stata inquadrata nella missione Triton. I militari veneziani sono entrati in servizio il 19 marzo dalla nostra città e sono partiti il 9. Sono state giornate di lavoro molto intenso e lunghe. Ricche di emozioni dove lo spazio per le polemiche su migranti, profughi sì, profughi no erano lontane. O meglio per queste polemiche nelle imbarcazioni di salvataggio non c’è spazio.

«Abbiano visto, spesso, la disperazione negli occhi di queste persone», ricorda ancora Spano. Ore e ore in mare, anche 38 di seguito. Come quando la motovedetta è intervenuta sul luogo del naufragio e per tutta una notte ha cercato susperstiti, ma ha trovato solo quattordici cadaveri che poi ha portato in Sicilia.

Ricorda ancora il maresciallo Spano: «L'emergenza arriva quando meno te lo aspetti e quindi si parte. Per noi è stato un servizio straordinario ma bisogna ricordare che i colleghi di Lampedusa questi interventi li svolgono ogni giorno, ogni notte, da anni. Sono persone straordinarie. Grazie anche a loro abbiamo maturato una capacità d’intervento molto elevata».

Il nostro lavoro poteva avere tre scenari: il trasbordo di persone recuperate da mercantili in transito, l’intervento per recuperare persone dai barconi o purtroppo, il recupero di cadaveri», continua Spano. «Sono state giornate molto intense anche da un punto di vista emotivo. La disperazione di quegli uomini, i loro sguardi, saranno qualcosa che io e il mio equipaggio non dimenticheremo facilmente. In una situazione del genere, ogni vita salvata è un successo. Ogni sorriso, ogni abbraccio è qualcosa di prezioso. Come quello di una bimba che non appena ha visto gli operatori vestiti di bianco non ha più lasciato le braccia di uno dei membri dell'equipaggio. Per un'ora. Con un piccolo grande sorriso a illuminarle un volto che tradiva tutta la paura per ciò in cui era stata catapultata», conclude Spano.

In tutto durante questi tre mesi l'equipaggio della CP 287 ha soccorso 794 migranti, trasportandone, in un’occasione anche 127 tutti insieme.

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