Noale, oasi in secca e lucci morti. «Un disastro»

I cittadini hanno filmato

le cave della riserva naturale senz’acqua. Il consigliere Damiani:

«Chiederò una commissione

per trovare una soluzione»

Marta Artico
Uno dei lucci morti fotografati nell'Oasi di Noale rimasta senz'acqua
Uno dei lucci morti fotografati nell'Oasi di Noale rimasta senz'acqua

NOALELucci morti o boccheggianti, abituati a nuotare nell’acqua dell’oasi di Noale. La terra arida, dove un tempo c’era uno specchio ricco di vita. È lo spettacolo che si presenta alla vista di chi va a fare una passeggiata o un giro in bici nelle ex cave noalesi, una scena che ha fatto indignare appassionati della natura ma anche semplici cittadini che hanno scattato foto dello stato in cui versa il sito.

Una parte dell’oasi è completamente a secco, l’acqua si è ritirata a causa della siccità di queste settimane e i pesci, dei lucci molto grandi, sono morti uno dopo l’altro e sono rimasti li, a marcire. C’è anche chi ha girato dei video, per documentare lo stato dell’oasi.

«Sono a conoscenza della situazione e sono stato informato da alcuni cittadini» spiega il consigliere di opposzione Renato Damiani, già assessore in diverse legislature «si tratta di una cava del primo stralcio dell’oasi, mentre due-tre mesi fa, a marzo, era andata in secca un’altra cava che invece era parte del progetto del secondo stralcio appena completato».

Prosegue: «È evidente che non c’è un minimo di contenimento di entrata delle acque come ci sono per la cava principale dove l’acqua arriva dal Draganziol, questa invece è cieca e ciò causa, per via della siccità di queste settimane, la situazione che è sotto agli occhi di tutti. Si deve fare qualcosa: appena me l’hanno segnalato sia la Fipsas che gli amici dell’oasi e i cittadini, ho contattato sia la direzione del Consorzio Acque Risorgive che i capigruppo consiliari, perché bisogna chiedere una commissione straordinaria su questo problema».

Continua: «Da una parte bisogna studiare un sistema idraulico per mantenere un minimo di piena, dall’altra per mettere in collegamento tutte le ex cave dell’oasi, che sono cinque».

Creare insomma un sistema di travasi tale da fare in modo che non accada più. Serve una soluzione urgente, insomma, per evitare che l’acqua si ritiri con queste calure, e che muoiano i pesci. «È la seconda cava che va in secco da qualche mese a questa parte» chiude «Dobbiamo evitare questi disastri ambientali».

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia