No Tav, condannato attivista del Rivolta
MARGHERA. Quarantasette condanne per un totale di 145 anni di carcere e sei assoluzioni. Si è chiuso così ieri a Torino, tra le polemiche e le rumorose proteste degli attivisti, il maxi processo ai No tav per gli scontri del 2011 in Val di Susa. La sentenza è stata letta dal giudice Quinto Bosio nell'aula bunker delle Vallette, e vede tra i condannati anche Gianluca Ferrari, 36 anni, originario di Cittadella ma residente a Marghera da molti anni, uno degli attivisti del centro sociale Rivolta.
Per lui la condanna dopo gli scontri al cantiere dell'alta velocità di Chiomonte è stata di 4 anni e 2 mesi. Nella loro requisitoria i pubblici ministeri torinesi Manuela Pedrotta e Nicoletta Quaglino avevano chiesto condanne, da 6 mesi a 6 anni, nei confronti di 53 imputati, per un totale di oltre 190 anni di carcere.
Una sentenza di condanna era stata messa nel conto dal legale di Ferrari, l’avvocato Giuseppe Romano, ma non certo in questi termini, una delle più severe inflitte. «La richiesta dei pubblici ministeri è stata abnorme, così come è stata abnorme la decisione dei giudici. Una condanna eccessiva e ingiusta contro la quale presenteremo sicuramente ricorso in Corte d’Appello», spiega Romano, «non appena avremmo letto il dispositivo della sentenza, che sarà consegnato nell’arco dei prossimi novanta giorni».
Il 3 luglio del 2011 erano stati circa quaranta, tra giovani legati ai centri sociali Morion di Venezia e Rivolta di Marghera, a partecipare al grande corteo contro i cantieri del treno ad alta velocità.
L’attivista del centro sociale Rivolta era stato arrestato il giorno stesso, con altre tre persone, con l’accusa di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre a essere indagato a piede libero per getto pericoloso di cose e possesso di materiale esplodente. «Era stato arrestato poco dopo mezzogiorno», spiega l’avvocato difensore, «ma gli vengono attribuite anche cose fatte nel pomeriggio, quindi per noi si tratta di una sentenza davvero assurda».
La manifestazione inoltre aveva visto anche il ferimento di un altro attivista, Jacopo Povelato, che all’epoca aveva 19 anni ed era il leader degli studenti del Coordinamento. Povelato era stato colpito alla milza con un lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo. Una circostanza che, nel corso di una delle tante udienze del processo, era stata confermata anche dall’ex consigliere comunale Beppe Caccia, presente al corteo.
Per Ferrari alla condanna di ieri potrebbe aggiungersene presto un altra se verranno accolte le richieste del pubblico ministero Massimo Michelozzi nel processo per gli scontri di fronte all'hotel Des Bains durante la Mostra del cinema, nel 2009. Per lui, e per altro no global, il rappresentante dell’accusa ha chiesto la condanna a 7 mesi di reclusione. Tra pochi giorni, il 9 febbraio, davanti al giudice monocratico Fabio Moretti, ci sarà l’intervento degli avvocati difensori.
Tornando al processo di Torino ieri è stato condannato, a tre anni e 9 mesi, anche Zeno Rocca, del centro sociale Pedro di Padova. Alla notizia è scattata la mobilitazione nel mondo antagonista, compreso quello dei centri sociali del Nordest che annunciano, per oggi, un’iniziativa. Tommaso Cacciari, in un tweet, attacca: «Più a loro che ai tangentari del Mose».
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