«No alle fontane a getto continuo»

Falde inquinate da mercurio, il direttore dell’Arpav: «La quantità è invariata, ma si sta spostando»

MOGLIANO. Caccia al mercurio: Arpav dà il via ai controlli per stabilire le cause della contaminazione. Sul caso della falda inquinata a sud della provincia di Treviso – fenomeno che coinvolge i comuni di Quinto e Preganziol e minaccia di lambire parte del territorio di Casier e Mogliano – interviene il direttore generale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpav), Nicola Dell’Acqua. «Il nostro è un ruolo tecnico», precisa subito, «le nostre valutazioni si basano esclusivamente sui dati e su riferimenti di natura scientifica». Lo scontro politico, suggerisce il direttore, deve dunque rimanere fuori dalla porta. Dell’Acqua è fresco di nomina ai vertici dell’agenzia regionale: sui motivi per cui, a distanza di sette anni dai primi riscontri del mercurio in falda nel 2010, molti interrogativi rimangano ancora irrisolti, preferisce glissare.

I riflettori sul problema si sono riaccesi solo di recente e per stemperare i toni l’Arpav ha deciso di prendere pubblicamente posizione: «L’agenzia regionale sta studiando il fenomeno da anni», spiega, «ci confrontiamo settimanalmente con chi effettua le analisi, abbiamo deciso di datare l’inquinamento per individuare la causa». La notizia, in risposta alle proteste delle amministrazioni locali, riguarda dunque un passo in avanti per la ricerca delle cause della contaminazione da mercurio nella cosiddetta ottava falda: «Per approfondire la questione, Arpav ora sta realizzando analisi con isotopi che consentiranno di avere ulteriori elementi di conoscenza del fenomeno», spiega Dell’Acqua. Ma c’è un elemento che marca la netta distanza tra le posizioni espresse da sindaci e assessori: «I dati in nostro possesso ci consentono di sostenere che l’inquinamento non aumenta: si sposta, perché tutte le falde si muovono. Quella in questione è quasi stagnante e i movimenti sono minimi. Ma questi non vanno letti come un’espansione. Anzi stiamo notando una diminuzione, soprattutto a monte. Non bisogna fare allarmismo, soprattutto citando esperienze diverse e più gravi. Il caso dei Pfas, ad esempio, non c’entra niente, si tratta di un inquinamento che è ancora in corso. Per il mercurio invece la quantità assoluta dell’elemento inquinante non cambia, non c’è un aumento. Lo studio che andremo a fare, con il metodo isotopi radioattivi, ci dirà che data ha questo inquinamento e ci saranno sorprese storiche, se non geologiche».

Ma è normale che in una falda da dove si è sempre prelevata l’acqua per uso pubblico si riscontrino improvvisamente concentrazioni elevate di mercurio? «Ci sono zone geologiche che nel tempo hanno percentuali di analiti superiori. Ad oggi l’inquinamento antropico non è escluso. Arriveremo in fondo a questa cosa, ma l’acqua con lo spostamento che ha, chissà dove è stata inquinata: vent’anni fa dov’era?». Arpav, così come aveva fatto anche l’assessore regionale all’ambiente Giampaolo Bottacin mette le mani avanti: «Non c’è alcun rubinetto da chiudere. A ottobre 2017, forse anche prima, ci sarà un nuovo report. Quando avremo i riscontri della datazione, potremo anche iniziare a parlare di bonifica». Le parole del direttore generale si accompagnano inoltre a una serie di richieste che Arpav ha avanzato ai comuni, in particolare Preganziol, Quinto e Mogliano. Tre i punti: «Obbligare l’allacciamento all’acquedotto; far chiudere le fontane a getto continuo per ridurre l’emungimento e prevenire il passaggio del mercurio alle acque superficiali; fornire la posizione di pozzi non ancora controllati, prossimi alla zona di indagine».

Matteo Marcon

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