No alla vendita di 320 case applauso a Zappalorto
Un applauso a Vittorio Zappalorto. È successo ieri mattina durante il consiglio comunale di Ca’ Farsetti quando il commissario, che vanta molte contestazioni e pochi consensi per il suo operato, ha aperto la seduta ritirando la vendita dei circa 320 alloggi Erp di proprietà comunale, duecento dei quali sono a Marghera. Dalla cinquantina di cittadini presenti per contestare, molti appartenenti all’Assemblea sociale per la casa (Asc), è scattato subito un fragoroso applauso. Qualcuno dal pubblico ha aggiunto: «Adesso trovate i soldi per i centri estivi: è scandaloso che i bambini rimangano a casa!». I cittadini hanno srotolato uno striscione con scritto «No alla svendita del patrimonio pubblico».
La commissione non ha risposto, ma intanto cittadini e municipalità si sono portati a casa un successo, dovuto con molte probabilità alle contestazioni in programma e a una lettera inviata dal presidente della municipalità di Marghera, Flavio Dal Corso, in cui si chiedeva di sospendere la delibera e si esprimeva un parere contrario alla vendita. «Sono molto soddisfatto», ha detto Dal Corso, «e spero che adesso si possano contemplare soluzioni alternative con più tranquillità».
«Per noi è stata una grandissima vittoria», hanno detto Nicola Ussardi dell’Asc di Venezia e Michele Valentini dell’Asc di Marghera, «perché ha prevalso nel commissario il buonsenso di lasciare alla prossima giunta la decisione sul da farsi. La lotta paga, ovvero si sta arrivando a un nuovo ragionamento sulle politiche abitative che potrebbe finalmente contemplare l’autorecupero».
Il 20 e il 21 aprile, all’Università di architettura Iuav, l’Asc in collaborazione con il ricercatore Ruben Baiocco, presenterà appunto l’autorecupero e come si potrebbe mettere in pratica. Questo tipo di esperienza è già avviata in Germania, in Olanda e da poco in Toscana. La modalità era stata suggerita dallo stesso Dal Corso nella lettera a Zappalorto dove veniva chiesto che venissero attivate soluzioni alternative per mantenere gli immobili, tra le quali il diritto di prelazione per gli inquilini, la tutela di chi non li potrebbe comprare e sarebbe soggetto a sfratto e l’attenzione a non trasformarli in ghiotte occasione per gli speculatori. Il Comune voleva metterli all’asta perché si tratta di case vecchie che richiedono molta manutenzione. «Per noi autorecupero non significa soltanto rimettere a posto una casa», hanno aggiunto i due portavoce dell’Asc, «ma riqualificare anche il luogo». Attualmente ci sono 70 case nel Comune autorecuperate, una in particolare a Venezia realizzata dall’architetto Giulio Grillo con l’utilizzo di materiale povero.
Vera Mantengoli
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia