«No alla riconversione dell’impianto a biogas»
CINTO. La centrale di produzione di energia elettrica a biogas di via Bandida continua a far discutere. Il 29 gennaio si riunirà la conferenza dei servizi della Regione per dare il proprio parare alla richiesta di “riconversione” dell'impianto. La proprietà, la Sant'Anna con sede legale a Breda di Piave nel trevigiano, ha chiesto di poter lavorare gli escrementi dei polli, la pollina, per produrre energia.
A questa proposta però si oppongono alcuni produttori vitivinicoli, come Andrea Corrà, 40 anni, residente in via Zamper a San Biagio, contrario alla riconversione della centrale, che peggiorerebbe una situazione già difficile.
«La mia azienda», scrive Andrea Corrà, «è situata proprio al centro della zona Doc Classico Lison Pramaggiore, un'area riconosciuta possedere particolari caratteristiche pedologiche e ambientali. Da un paio d'anni mi trovo a essere confinante con la centrale a biogas, costruita proprio in mezzo ai vigneti».
Corrà si oppone fermamente alla riconversione della centrale per una lunga serie di motivi che illustra lui stesso. «Con la centrale riconvertita», – teme Corrà, «aumentarà l’inquinamento ambientale dovuto a maggiore combustione di biogas; al continuo passaggio dei camion, allo spargimento di liquame digestato sui terreni a me confinanti. Preciso che per produrre e commerciare vino doc Lison Pramaggiore devo sottostare a precise normative e protocolli. Con l'inquinamento ambientale prodotto dalla centrale, come il riscaldamento dell'aria circostante, verrà a modificarsi il microclima, con la conseguenza che nel mio vigneto si instaureranno germi patogeni e questo mi procurerà ingenti danni».
Facendo parte della zona doc Corrà, conosciutissimo a Cinto per essere anche volontario di Protezione civile, deve adempiere a controlli ristrettissimi sul prodotto finale. «Con l'inquinamento dell'aria dovrà far fronte anche a un danno d'immagine. Se mi trovo dentro a una zona doc che garantisce qualità e serietà del prodotto, e poi in quest'area viene realizzata una centrale di produzione elettrica a biogas, sicuramente il mercato del vino verrà a conoscenza di questo, e la conseguenza sarà uno screditamento dell'immagine complessiva della mia azienda vinicola e del mio marchio. Il passo dal danno d'immagine a quello economico è molto breve. Invito i sindaci a far tesoro della mia situazione. Si eviti che per garantire benefici economici a un'azienda si crei un danno enorme a chi lavora la terra e l’ambiente lo rispetta da sempre».
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