No al sangue delle marocchine: «Serve un questionario in più lingue»
PORTOGRUARO. «La lingua non può e non deve essere un ostacolo per la donazione senza frontiere etniche del sangue, anzi queste iniziative vanno agevolate perché c'è sempre bisogno di sangue soprattutto con l'arrivo dell'estate».
Sul caso delle sette donne marocchine che non hanno potuto effettuare la donazione al centro trasfusionale di Portogruaro parla il deputato Sara Moretto che elogia il valore e la nobiltà di quanti lavorano volontariamente per gli altri. Un concetto che ben si attaglia all'attività dell'Avis, di cui peraltro lei stessa fa parte. «Un invito da prendere in considerazione in quanto, piuttosto che rinunciare a delle donazioni», continua Sara Moretto, «sempre più necessarie, sarebbe più semplice la traduzione del questionario ufficiale in più lingue. Si andrebbe così a risolvere alla fonte il problema della corretta comprensione delle domande che il medico pone ai donatori».
Sul caso interviene anche Giorgio Brunello, presidente provinciale dell'Avis: «Ne avevamo discusso in esecutivo in quanto noi chiediamo ai medici di prestare sempre la massima attenzione. Posso dire che la procedura del medico è stata corretta perché è il diretto interessato e non altri, che deve fornire le risposte e dichiarare di non aver avuto comportamenti sessuali a rischio sottoscrivendo il questionario. È mia intenzione proporre al dottor Francesco Fiorin, responsabile di questo settore dell'Asl, un incontro con il presidente Tanji Bouchaib della comunità islamica, per definire alcune modalità di confronto, agevolare la donazione del sangue e trovare il modo di convincere queste donne a ritornare sulle loro decisioni». Qualche perplessità l'ha espressa l'assessore regionale Daniele Stival: «Il piano sangue regionale è molto restrittivo, ma prevede che i donatori siano soggetti a particolari verifiche d'idoneità che si estendono poi anche nel dialogo con i sanitari, quindi il medico si è comportato correttamente. Certo è che è stata evidenziata una situazione che suscita perplessità e suggerisce che ci sarà forse qualcosa da rivedere. È giusto prendere per oro colato quanto afferma il donatore che potrebbe avere interesse a tacere su qualche trasgressione a rischio e subordinare la donazione a quanto dichiarato? Sarebbe bene che l'Avis si facesse carico di promuovere iniziative tese ad informare sulle varie modalità di comportamento i cittadini stranieri che si avvicinano alla donazione». L'invito del presidente Brunello ad un incontro con la comunità islamica, è quanto mai opportuno.
«Ho già ricevuto lamentele da parte di alcuni appartenenti alla nostra comunità che hanno reputato offensivo per le nostre donne il comportamento tenuto dal medico che avrebbe potuto essere diverso», afferma Tanji Bouchaib, «per evitare che ci possano essere delle false interpretazioni che potrebbero causare incomprensioni, sarebbe auspicabile che l'incontro con l'Avis e l'Asl, avvenisse quanto prima in modo che, una volta illustrate e chiarite le regole, tutti poi possano comportarsi di conseguenza».
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