«No ai negozi aperti nei festivi». Le parrocchie si mobilitano
Chiesa e Confesercenti preparano l’offensiva contro le aperture festive ad oltranza. Quello della spesa domenicale e della santificazione del riposo per le famiglie sarà uno dei temi che quest'anno segnerà il cammino della Chiesa veneziana verso l'Avvento e che si è scelto di trattare all’interno dell’opuscolo in preparazione del Natale, a breve disponibile nelle parrocchie. L’Ufficio della Pastorale per gli stili di vita del Patriarcato per ora sceglie un profilo un po’ più basso rispetto alla battaglia contro la deregulation che sovverte i valori della famiglia, ingaggiata nella Città del Santo. La macchia organizzativa sul territorio però, sta scaldando i motori, trainata dalla Confesercenti che ha lanciato la campagna “Liberaladomenica” assieme a Federstrada con l’appoggio della Cei (Conferenza episcopale italiana). Obiettivo? Presentare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare con l'obiettivo di abolire la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi introdotta dal decreto Salva Italia, restituendo alle Regioni il potere di disciplinare i calendari in base alle esigenze territoriali.
Il responsabile degli stili di vita, don Gianni Fazzini, spiega che il Patriarcato “punta al sodo”. Niente striscioni urlati appesi fuori dalle chiese, ma un cammino consapevole, che ciascuno potrà seguire. Dai gruppi facebook dei dipendenti dei templi dello shopping, i commessi si scambiano informazioni su come sensibilizzare comunità e chiese, in modo che il 25 novembre, data a partire dalla quale si potranno raccogliere sottoscrizioni, molte parrocchie aderiscano.
«Noi poniamo il tema alle parrocchie», spiega il sacerdote, «ma ognuna si muove in libertà, la stessa cosa avverrà per i banchetti. Siamo presenti sotto questo profilo e continuiamo ad esserlo, per questo abbiamo inserito nel programma del cammino comune dell’Avvento l’impegno a rispettare la domenica».
E dunque a passare la giornata con la famiglia, piuttosto che in un centro commerciale. Qualcuno il banchetto sul sagrato lo tirerà fuori di sicuro, è il caso di don Enrico Torta, parroco di Dese, in prima linea in questi mesi per difendere il diritto al riposo delle commesse, tanto da essere tra i pochi dei "nostri", a partecipare alla manifestazione trevigiana promossa da Tiziana D’Andrea: «È un problema troppo grave per rimanere fermi», ragiona, «c’è di mezzo la persona, la sua dignità, i valori umani, attendiamo un segno dalla Cei».
Chi muove le file dell’iniziativa nel Veneto è il responsabile regionale di Confesercenti, Maurizio Franceschi: “Stiamo predisponendo tutto il materiale», spiega. «Il comitato promotore ha depositato ieri in Corte di Cassazione la proposta di raccolta firme, ne servono 50 mila in 6 mesi per presentare il disegno di legge. Sto scrivendo lettere ai vescovi del Triveneto, i rappresentanti della Cei, scriverò ai sindaci, sarà una battaglia difficile ma vogliamo proporre il tema con forza, per questo contiamo sull’appoggio di tutti, dai Comuni perché mettano a disposizione nelle sedi comunali la sottoscrizione, alla Chiesa, ai sindacati, ai privati. Sono già in tanti ad averci contattato, associazioni e non, per sapere dove firmare: partiremo il 25 novembre con una prima uscita sui sagrati delle chiese».
Conclude: «Oltre alle tante motivazioni già dette sulla non convenienza sotto tutti i punti di vista delle aperture spinte, bisogna evidenziare che se ci confrontiamo con i paesi più evoluti, quelli dove c’è una qualità della vita vera, la domenica i negozi sono chiusi, vedi la Germania dove il clero ha persino ricorso e vinto, o la Francia, dove le aperture straordinarie sono otto».
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