Niente stipendi per gli insegnanti Costi non coperti, ecco la fine

VENEZIA. C’è soprattutto la denatalità tra le cause principali delle chiusure delle scuole materne paritarie nel veneziano. Mancano i bambini, le iscrizioni calano e i costi per mandare avanti l’attività non vengono coperti. Ma c’è anche il caso di difficoltà economiche dell’ente gestore. Che di punto in bianco non riesce più a pagare gli stipendi a insegnanti e personale e, nei casi più estremi, costringe le famiglie a cercarsi un’altra sistemazione.
È quanto accaduto, ad esempio, alla scuola paritaria Bartolomea Capitanio a Venezia. Il Cif, ente gestore dell’istituto, a partire da aprile non è più riuscito a pagare i 13 dipendenti, tra ausiliari, insegnanti e direttivo. A questo si è aggiunto che il contratto d’affitto per l’immobile, di proprietà della congregazione delle suore di carità delle sante B. Capitanio e V. Gerosa di Milano, andava in scadenza a fine anno scolastico 2020. Quando, cioè, la struttura avrebbe dovuto subire pesanti lavori di ristrutturazione. La speranza era quindi di andare avanti almeno altri 12 mesi con l’attuale gestore, o eventualmente un sostituto. Così da consentire ai genitori dei 60 bambini iscritti, nel corso del prossimo anno scolastico, una scelta ponderata e senza fretta di una nuova scuola dove iscrivere i figli. Tuttavia, l’insieme dei due fattori si è rivelato determinante per la chiusura, addirittura anticipata di un anno rispetto al 2020. La situazione ha gettato nello sconforto i genitori, costretti a iscrivere i propri figli in altre scuole del centro storico, perdendo in molti casi maestre e compagni di classe.
Il problema della denatalità ha invece investito la scuola “Maria Consolatrice” di Liettoli, frazione di Campolongo Maggiore, che nel maggio scorso è stata costretta a dichiarare la chiusura. È stata una decisione difficile, presa dal Consiglio Pastorale e dal vescovo, legata alla situazione economica della scuola e delle poche iscrizioni (solo 28, compresa la sezione primavera). Insufficienti a garantire la sopravvivenza del plesso. Per don Renato Galiazzo, questa è ancora una ferita aperta: «Sarebbe stato sufficiente raggiungere almeno una trentina di iscrizioni, ma non c’è stato verso. Questa scuola esisteva da 70 anni. Avremmo dovuto aumentare le rette, ma non ce la siamo sentita».
A rimetterci, oltre a insegnanti e dipendenti, sono soprattutto le famiglie. La frazione di Liettoli, infatti, non ha alternative. La materne più vicine sono a Piove di Sacco, Bojon o Campolongo Maggiore. I genitori saranno così costretti ad accompagnare in macchina i propri.
Un discorso simile vale per la scuola dell’infanzia “Ippolita Forante” di Ca’ Vio, aperta da 57 anni. Un duro colpo per la frazione di Cavallino-Treporti, tanto che l’ufficialità della chiusura di inizio luglio è stata accompagnata da una messa solenne di saluto alla quale hanno partecipato, oltre ai parrocchiani, anche le nove suore che gestivano la scuola, oltre che il sindaco Roberta Nesto. Circa 50 gli iscritti al prossimo anno scolastico, troppo pochi per il regolare funzionamento dell’attività. Il problema era già emerso all’inizio del 2018, ma grazie a una proroga e agli aiuti economici da parte del Comune la scuola era sopravvissuta per altri 12 mesi. Per la congregazione delle suore Piccole Figlie di San Giuseppe, ente che aveva in gestione la scuola, si è trattato di una scelta inevitabile, a causa di una situazione ormai diventa non più sostenibile.
A partire da settembre, i bambini iscritti alla Forante varcheranno i cancelli delle altre scuole del comune. —
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