Niente sciopero nel giorno clou dello shopping

All’Outlet assemblea dei dipendenti a rischio mobilità della Lagardére ristorazione
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - NOVENTA DI PIAVE - PROTESTA DEI DIPENDENTI DELLA RISTORAZIONE DEL GRUPPO LEGARDERE
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - NOVENTA DI PIAVE - PROTESTA DEI DIPENDENTI DELLA RISTORAZIONE DEL GRUPPO LEGARDERE
NOVENTA . «Siamo stanchi di vivere nel limbo. Questo silenzio da parte di tutti è pesante. Vorremmo che ci dicessero qualcosa di concreto». Sono preoccupati ed esasperati i dipendenti dei quattro punti di ristoro che l’azienda Lagardére gestisce all’interno del Noventa Designer Outlet.


Per loro, una ventina di lavoratrici e lavoratori, l’azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo, in vista della chiusura delle attività di ristorazione. Ieri i dipendenti avrebbero dovuto scioperare per la seconda volta in un mese.


Ma invece hanno optato per riunirsi in assemblea sindacale e poi tornare a lavoro. Lo sciopero è stato sospeso per dare il tempo all’ufficio regionale del lavoro di convocare le parti. Ma è anche un’apertura di credito nei confronti della Lagardére, che si è detta disponibile a impegnarsi per una proroga della procedura di mobilità, in scadenza tra una decina di giorni. Una sospensione dello sciopero che vuole essere anche un segnale verso la proprietà dell’outlet.


I lavoratori non hanno voluto creare disagi in un giorno clou per lo shopping natalizio. Ma adesso si aspettano uguale attenzione nei loro confronti, altrimenti sono pronti a scioperare a singhiozzo.


In queste settimane il silenzio è stato assordante. L’unica novità sono le voci (sembra confermate da alcuni sopralluoghi) di un interessamento di Autogrill a subentrare. Per i sindacati è indispensabile un confronto con tutte le parti, anche con Autogrill. «I lavoratori non ce la fanno più», spiega Monica Zambon della Filcams Cgil, «più passano i giorni e più la situazione si fa drammatica. I lavoratori ci dicono che quest’anno non riusciranno a fare neppure i regali di Natale ai figli. Non è accettabile: non chiedono l’elemosina, ma un lavoro». I dipendenti lanciano un nuovo appello al sindaco Claudio Marian.


Giovanni Monforte


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