Niente personale sulle spiagge a Sottomarina, molti stabilimenti chiusi dal 12 settembre

Bellemo (Ascot): in quest’estate patita una mancanza di addetti pari al 20 per cento. Tra le cause il reddito di cittadinanza e il desiderio di trovare un lavoro stabile

Daniele Zennaro

SOTTOMARINA. Stagione estiva ai titoli di coda e stabilimenti che difficilmente rimarranno aperti dopo l’11 settembre. Più che il maltempo, però, poterono la mancanza di personale ed i costi più che raddoppiati per l’energia. Meglio chiudere, dunque, che tenere aperto e rimetterci.

Questo è il punto di vista degli imprenditori balneari che, naturalmente, non possono certo lamentarsi del meteo, con praticamente nessun weekend saltato.

Ma il dato che fa più riflettere è proprio la mancanza di addetti in spiaggia. Bagnini, guardiani, ma anche pizzaioli e cuochi sono stati cercati con il lanternino dai balneari che, da più parti, accusano i giovani di non aver voglia di sacrificarsi e di adagiarsi, in molti casi, sul reddito di cittadinanza. Spiagge sotto organico, quindi, ma comunque servizi sempre garantiti in modo professionale.

«Possiamo parlare di una mancanza di addetti», spiega Giorgio Bellemo di Ascot, «che si aggira attorno al 20%. Negli anni passati sulla mia scrivania c’erano tantissimi curricula con richieste di lavoro, quest’anno invece davvero molto pochi. Perché? Non lo so di preciso, posso fare solo alcuni ragionamenti».

«Forse il reddito di cittadinanza può essere uno degli aspetti, ma non è l’unico problema. Incide molto di più la ricerca di un lavoro stabile contro la precarietà da lavoro stagionale. Tra l’altro, un tempo gli stabilimenti balneari riuscivano a garantire almeno cinque o sei mesi di lavoro. Oggi, per tutta una serie di costi, non si va oltre i quattro mesi».

«Bisogna trovare il modo di allungare la stagione lavorativa, ma non saprei come. Poi ci sono le bollette costosissime da pagare. Molti stabilimenti hanno già chiuso, altri non apriranno dopo l’11 settembre semplicemente perché non conviene. Direi però che i giovani, dopo due anni di Covid, hanno anche voluto vivere un’estate di libertà, senza più chiusure e sacrifici. Il prossimo anno? Visto il continuo aumento del costo della vita, penso che arriverà qualche curriculum in più».

Anche Gianni Boscolo Moretto, presidente di Gebis, avverte lo stesso disagio nella ricerca del personale per il lavoro in spiaggia: «I servizi in spiaggia sono comunque tutti garantiti fino al termine della stagione come negli anni precedenti. Si registra qualche difficoltà in più soprattutto in quelle attività dove si ricercano giovani che però dalla prossima settimana torneranno sui banchi di scuola. Sarà un disagio limitato: proprio l’avvio delle scuole farà diminuire il flusso dei bagnanti. Diverso il discorso che riguarda il lavoro legato alle attività di ristorazione, nei chioschi e nei ristoranti in spiaggia che hanno avuto molta più difficoltà nel reperire personale per tutta la stagione, ma si tratta di un problema generalizzato».  

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