Niente centri estivi a Venezia: non ci sono soldi
VENEZIA. Il Comune non ha un euro per i centri estivi. L’unica cosa che può fare è mettere a disposizione la struttura delle scuole, ma niente di più. «Eravamo abituati bene, quando il servizio veniva fornito, ma adesso che bisogna al più presto recuperare 55 milioni di buco di bilancio, tutto quello che non è obbligatorio non è scontato che arrivi». È questo il senso delle parole del sub commissario prefettizio Vito Tatò, con delega al Bilancio, che ieri pomeriggio ha incontrato i presidenti delle sei Municipalità del territorio.
Delusione, rabbia e amarezza da parte di chi negli anni ha visto migliorare un servizio che rischia di saltare completamente. Una possibilità che i centri estivi si svolgano comunque ci sarebbe e si chiama Ames. In questa drammatica situazione, il servizio mense gestito dalla società partecipata del Comune potrebbe essere l’ultima ancora di salvezza per molte famiglie. Se Ames continuasse a garantire il pasto a 3,60 euro come in passato, anziché a 8 euro che è il prezzo pieno, allora si aprirebbe uno scenario diverso. Nei prossimi giorni il Comune verificherà con Ames questa possibilità: finora, infatti, la differenza fra 3,60 euro e 8 euro se l’era sempre accollata l’Amministrazione.
Se l’ipotesi andasse a buon fine, il Comune potrebbe firmare una delibera nella quale sottoscrive che la somma dell’iscrizione ai centri estivi versata dai genitori vada direttamente alle associazioni o alle cooperative che gestiranno il servizio. A quel punto, si potrebbero diminuire le uscite previste e aumentare di una decina di euro l’iscrizione (da 90 a 100 per due settimane), garantendo comunque uno spazio di divertimento per i piccoli.
«Non sono fondi obbligatori?», ha detto il presidente delle Municipalità Erminio Viero, arrabbiato e incredulo che si arrivasse a tanto. «Dare una risposta ai bambini è un compito obbligatorio per un Comune. E i soldi provenienti dalla tassa di soggiorno o da altre entrate del Comune? A mio parere l’Amministrazione interpreta le norme in maniera restrittiva. Tatò ha detto che, nella situazione in cui siamo, il Comune non può fornire nulla che non sia obbligatorio. Adesso ogni Municipalità presenterà una propria proposta e si ricorrerà a molto volontariato».
Qualcuno vede in questa ipotesi una sconfitta: «Diventerebbe un babysitteraggio», ha commentato il presidente della Municipalità del Lido, Giorgio Vianello, «perché i bambini verrebbero portati nelle scuole, senza fare le attività che caratterizzano i centri estivi. A noi sarebbero bastati 6.000 euro, la cifra minima per offrire 5 settimane di centro estivo a 45 euro a settimana. Proveremo a parlare con il Centro Morosini ci viene incontro, ma nonostante si siano sempre dimostrati disponibili, se non abbiamo nulla la vedo dura e dovremo rinunciare».
Se il Comune non rispetta le regole, i primi a risultare in fallo sarebbero proprio i commissari. C’è infatti un’altissima probabilità che il prossimo sindaco venga affiancato da un nuovo commissario, inviato da Roma per aiutarlo a gestire l’avvio dell’amministrazione. In questo caso, se risultasse che i commissari non hanno fatto il possibile, dovrebbero renderne conto. Per questo l’impossibilità di erogare soldi, se non nei casi obbligatori.
C’è chi invece crede che i centri estivi si debbano fare con i mezzi che si hanno: «Se Ames fornisse questo servizio», ha riferito Flavio Dal Corso della Municipalità di Marghera, «potremmo comunque farlo. Credo che, con le scuole come luoghi disponibili, i centri estivi siano importanti per le famiglie e per i bambini».
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