Niente bici sul ponte della Libertà: pronta la diffida all’assessore

La lunga pista ciclabile a sbalzo verso Venezia è in ritardo di circa un anno rispetto alle previsioni. Le associazioni dei ciclisti: «Vorremmo incontrare l’Amministrazione e presentare una proposta»

VENEZIA. Le associazioni, riunite in coordinamento, dei ciclisti della città hanno deciso di rivolgersi ad alcuni avvocati per inviare una diffida all’assessore Renato Boraso: «Lo diffidiamo dall’istituire il divieto di utilizzo del ponte della Libertà alle biciclette».

Minaccia paventata dallo stesso Boraso nella risposta ad una interrogazione del consigliere Andrea Ferrazzi (Pd) sulle lungaggini che rallentano la realizzazione di un percorso ciclabile protetto tra Mestre e Venezia. La pista ciclabile a sbalzo verso Venezia è in ritardo di circa un anno, rispetto alle previsioni. Ora è quasi pronta ma ci sono problemi di realizzazioni, come una strozzatura causata da un palo che preoccupano.

Il collegamento dai Pili al Vega, a ridosso di via delle Industrie, resta un progetto solo sulla carta, non finanziato. Andare e venire da Venezia in bici presenta tutt’ora passaggi pericolosi: gli 800 metri in uscita da piazzale Roma; la parte finale verso il cavalcavia di San Giuliano, pericoloso per le bici in entrambi i sensi. Vietare le bici, come paventa nella lettera Boraso, non è una scelta accettabile per le associazioni dei ciclisti: «Vogliamo che i cantieri sul ponte siano terminati e che venga realizzato il collegamento con il Vega come da progetto comunale del 2013», denunciano le associazioni, «e soprattutto vorremmo avere un incontro con l’assessore e il sindaco. Lo chiediamo da quando si sono insediati e non abbiamo ottenuto risposta. E neanche la consulta della mobilità dall’avvento della giunta non è più stata convocata», spiegano Francescon, Albertini, D’Urso e gli altri rappresentanti delle associazioni (Fiab Mestre, ciclisti Lido, Legambiente, Ecoistituto e altre 8 sigfle). «Vorremmo discutere con loro anche di una nostra proposta a basso costo, l’utilizzo in via provvisoria del “troso” alla fine del Ponte, verso Mestre, tra guard rail e binari della ferrovia. Un percorso che, se sistemato, consentirebbe ai ciclisti di viaggiare sicuri nel tratto finale verso San Giuliano». Di fondo c’è la difesa del sogno di un collegamento sicuro con Venezia da Mestre, città che negli ultimi dieci anni ha investito tanto nella ciclabilità. «Che senso ha parlare di un bici park al Tronchetto se poi non si arriva in bici? Serve bonificare i Pili, terreni messi a disposizione dalla società del sindaco, prima della sua elezione, per realizzare il secondo tratto di pista? Perché vietare le bici verso Venezia quando i dati Actv parlano di 65 mila biglietti venduti nel 2014 per il collegamento in bici via traghetti con il Lido e il turismo cicloturistico attirà già 6 mila arrivi l’anno, con tassi di crescita del 5 per cento. Venezia ora è su tutte le guide di settore». Alberto Fiorin, appena rientrato dalla pedalata per il clima fino a Parigi spiega: «Un ciclista, con il mezzo a mano, deve poter arrivare fino a San Marco». Francesca Faccini (Lista Casson) in una interrogazione chiede che se ne discuta in commissione Mobilità al più presto.

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