Nessuna truffa, assolto poliziotto jesolano
L’ispettore Massimiliano Orlando era stato accusato di non aver rispettato i turni di lavoro
JESOLO. Assolto perché il fatto non sussiste. A quattro anni esatti dai fatti contestati, l’ispettore Massimiliano Orlando, in servizio al Commissariato di Jesolo, è uscito dal processo che lo vedeva accusato di truffa, violazione del Testo unico sul pubblico impiego e falsità ideologica. La sentenza che ha messo fine all’incubo dell’agente è stata letta ieri mattina dalla giudice monocratica Savina Caruso. Difeso dall’avvocato Sabrina Bacchin, Orlando nella scorsa udienza aveva voluto ribadire la propria posizione attraverso le spontanee dichiarazioni, ricordando che indossa con orgoglio la divisa della Polizia da 34 anni e respingendo le pesanti accuse mosse dalla Procura a suo carico.
«Mi ritrovo a processo per il mio comportamento encomiabile, ovvero aver modificato un turno a penna per poter svolgere un servizio per il Commissariato di Jesolo», aveva detto l’ispettore per il quale il rappresentante dell’accusa aveva chiesto la condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione. Orlando era accusato di aver modificato il turno di lavoro del 14 dicembre 2013, un sabato, senza chiedere l’autorizzazione, anche postuma, a un superiore. Secondo la Procura, quel giorno l’ispettore era stato in commissariato solo dalle 11.30 alle 12.15 e non dalle 8 alle 13. «Ero in riposo ma sono andato ad acquistare la cancelleria per il Commissariato perché nei giorni successivi c’erano altri impegni di servizio», aveva riferito Orlando in udienza. L’altra accusa da cui il poliziotto è stato assolto è stata quella di aver chiesto gli straordinari per servizi non svolti: su 14 episodi contestati, in 12 secondo la Procura non sarebbe stato in Commissariato. Una deduzione, questa, a cui gli inquirenti erano arrivati attraverso la localizzazione del cellulare dell’imputato.
La difesa, invece, ha sostenuto che tra le mansioni di Orlando ci fossero anche i contatti con i fornitori, come stazioni di servizio, ristoranti e alberghi, e che il cellulare dell’ispettore era stato localizzato in luoghi comunque inerenti al servizio del poliziotto. A esempio il 13 settembre 2015, lo smartphone dell’ispettore aggancia la cella telefonica di piazza Milano. Per l’accusa, la dimostrazione che il poliziotto non fosse in ufficio.
Per la difesa, nei pressi di piazza Milano c’è un distributore di benzina convenzionato con il Commissariato, il che giustifica la presenza di Orlando. La giudice Caruso ha accolto le tesi della difesa.
Rubina Bon
Argomenti:poliziotto
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video