Nessuna traccia trovata in cucina

Il rapporto del medico forense sul Dna nella villetta della morte

PADOVA. Non c’è alcuna traccia di Dna nella villetta di Freddy. Non c’è alcuna traccia che possa portare all’esecuzione di Isabella Noventa. È arrivato sul tavolo del sostituto procuratore Giorgio Falcone il rapporto definitivo della professoressa Luciana Caenazzo, l'esperta genetico-forense dell'Istituto di medicina legale di Padova chiamata a esaminare le tracce biologiche trovate nella cucina della villetta della morte. Se di Isabella non è stato repertato nulla, come a dire che quella notte non è nemmeno passata dalla villetta (o l’esecuzione è stata fatta alla perfezione senza sporcare nulla) è stato repertato il profilo genetico di Paolo Noventa. Nulla di clamoroso visto che il fratello di Isabella ha detto sin dall’inizio che, all’indomani della scomparsa della sorella, era andato nella villetta di Freddy a chiedergli spiegazioni. Qundi è plausibile che il suo passaggio abbia lasciato traccia. A questo punto vien da pensare che Freddy e la sorella Debora possano aver pulito alla perfezione, usando ad esempio della varechina, la cucina della villetta di via Sabbioni a Noventa. Un’ ipotesi nient’altro. Paolo Noventa quindi all’indomani sarebbe arrivato in una villetta già linda e pulita da ogni traccia. E avrebbe lasciato la sua. Isabella viene uccisa (durante un gioco erotico secondo la versione di Freddy) la notte tra il 15 e il 16 gennaio scorso: i campioni nella villetta sono stati prelevati il 29 febbraio successivo. È il 25 febbraio che la terza indagata per il delitto, la tabaccaia di Camponogara Manuela Cacco, inizia a collaborare fino all'interrogatorio del 7 marzo riportato in un verbale secretato. Un verbale in cui racconta il film della tragica serata quando, arrivata nella villetta a mezzanotte e tre quarti, viene informata da Debora Sorgato dell'assassinio di Isabella. Assassinio compiuto da Debora che le racconta: «Mi ero già accordata con Freddy e quella sera li stavo aspettando che tornassero dopo aver mangiato la pizza, nella villetta di mio fratello».

Carlo Bellotto

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