Nessuna notizia di Salviato, il tecnico rapito in Libia

L’ambasciatore italiano ha incontrato il ministro della Difesa di Tripoli: appello ai banditi. Anche una taglia offerta dall’azienda di Udine

MESTRE. Ventiquattrore di silenzio, di preoccupazione che aumenta. Senza una notizia e la speranza che il telefono di casa suoni, in ogni momento, per ricevere la notizia della liberazione. Ore difficili a casa di Gianluca Salviato, il tecnico veneziano residente a Trebaseleghe e dipendente della Enrico Ravanelli di Venzone, rapito sabato sera, nei pressi di Tobruk, in Cirenaica. È stato prelevato con la forza mentre faceva un sopralluogo per la manutenzione di un impianto di fognatura nella zona più pericolosa della Libia. Area dove, a gennaio, altri due lavoratori italiani erano stati rapiti. Si teme per la salute di Salviato che non ha con sé i farmaci salvavita per combattere il diabete di cui soffre.

La situazione non è facile e le nostre autorità stanno facendo il possibile per trovare una soluzione, il più velocemente possibile. Ieri l'ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Buccino Grimaldi ha incontrato il Ministro della Difesa libico, Abdallah Abdulrahman Al-Theni per fare il punto della situazione. Autorità italiane e libiche hanno lanciato diversi appelli, attraverso i media libici, per informare i rapitori dello stato di salute dell’uomo. Sempre ieri a Venzone, nella sede della Ravanelli, si è tenuta una riunione operativa tra i vertici dell’azienda per valutare le iniziative da adottare in merito al rapimento. È possibile che un responsabile dell’azienda parta per la Libia, per verificare di persona la situazione. «Non abbiamo ricevuto richiesta di riscatto. Per il momento e non c'era nessun segnale che potesse far pensare a un pericolo - ha detto Sergio Madotto, presidente della Ravanelli -. Aspetto gli eventi, sono cauto».

Le preoccupazioni maggiori sono rappresentate, oltre al fatto che Salviato non ha con sé le medicine salvavita, dalla zona ritenuta terra di nessuno e dove è forte la presenza di terroristi. Zona dove, da tempo, la Farnesina sconsiglia di andare. La “Enrico Ravanelli”, era già stata costretta a fuggire per la sicurezza è poi tornata per la ricostruzione degli impianti idrici e fognari dell’area. La Cirenaica è la regione da cui partì nel 2011 la rivolta contro Gheddafi e da allora è rimasta la più turbolenta del paese. Imperversano bande armate sia di matrice malavitosa che terroristica. Nella stessa zona a gennaio erano stati rapiti altri due italiani, Francesco Scalise e Luciano Gallo, rilasciati un mese dopo grazie al pagamento di un riscatto. La zona è sulla strada che porta dalla Libia in Egitto. Il territorio è considerato zona controllata dalla falange libica di “al Qaeda”.

Il rapimento è avvenuto non lontano da Derna, alla periferia di Tobruk, città d’origine di Abu Sufian bin Qumu che dopo un periodo di prigionia a Guantanamo è tornato a casa, ha prima guidato la rivolta e poi eliminato gli alleati, contro Gheddafi e sempre in nome della “sharia”. Il gruppo fa parte della cellula di “Ansar al Sharia” responsabile anche dell’attacco alla sede diplomatica americana a Bengasi e della morte dell’ambasciatore Chris Stevens. Da qui l’augurio, da parte delle autorità, che a rapire Salviato sia stata una banda di malavitosi comuni in cerca di denaro.

In questo momento sia la Farnesina che la famiglia non vogliono commentare l’accaduto. Molto probabilmente le nostre autorità sono impegnate nel tentativo di individuare un canale di collegamento con i rapinatori. Prima di tutto per far arrivare i medicinali a Salviato e poi per iniziare la trattativa.

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