«Nessuna barriera contro i profughi siamo accoglienti»

MARTELLAGO. «I flussi migratori fanno parte della storia, anche nostra. Non possiamo costruire muri che li impediscano, ma dobbiamo trovare una strada legittima per questa realtà».
È solo un passaggio del discorso del parroco di Martellago, don Giorgio Riccoboni, alla messa celebrata il primo maggio davanti al municipio e organizzata dalla locale sezione dell’Acli all’interno della consueta festa nel giorno dei lavoratori che ha attirano diverse migliaia di persone. Nelle ultime settimane, in città, si è fatto un gran parlare del tema profughi, dopo che la maggioranza in Consiglio ha dato la disponibilità, in caso di emergenza, di ospitarne un massimo di sei, componenti di uno o due nuclei familiari e composti da padre, madre e figli, in strutture private. Una scelta non piaciuta all’opposizione e ai cittadini presenti in aula, tanto che alcuni giorni dopo è scattata una raccolta firme per chiedere di rivedere la decisione. Ma su questo argomento è intervenuto il presidente delle Acli Mauro Favaron. «Notizie molte volte strumentalizzate dalla politica», osserva, «che identificano a priori per malvivente l’extracomunitario o, ancora, “ci rubano il pane”, o ancora raccolte di firme, come sta avvenendo nel nostro territorio, per aiutarli sì, ma lasciandoli nel loro paese d’origine, come se “non è un problema mio”, ma della politica. Ci deve richiamare alla storia, quando noi siamo stati migranti in terre straniere, ci deve richiamare alle opportunità non colte e che possono dare speranza agli altri, alle risorse di questa terra che non sono solo nostre ma di tutti, ci deve richiamare a un maggiore senso di fratellanza».
Il sindaco Monica Barbiero ha toccato molti temi, dal lavoro alle attività dei servizi sociali e della Caritas, dallo sforzo del Comune a dare servizi ai cittadini fino all’impegno dei tanti volontari e delle forze dell’ordine. E ha fatto pure un accenno alla solidarietà. «Credo che in questo periodo», aggiunge, «dovremmo ancor di più avere coraggio e rafforzarla. Consolidare l’aiuto reciproco, senza che nessuno approfitti della situazione per non rispettare i diritti di chi lavora, ma chi lavora, e ha la fortuna di farlo».
Alessandro Ragazzo
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