«Nessun rifiuto tossico nel capannone-discarica»
VENEZIA. Hanno indossato tute speciali, guanti e mascherine. Poi, rimossi temporaneamente i sigilli, i tecnici sono potuti entrare all’interno. Si è svolto ieri il primo sopralluogo, autorizzato dalla Procura, dentro il capannone di via delle Industrie, a Fossalta di Piave, trasformato in una maxi discarica abusiva e per questo posto sotto sequestro.
Le prime indicazioni sono incoraggianti. Le immondizie presenti sarebbero semplicemente rifiuti indifferenziati misti da avviare a smaltimento. In particolare, materiali di risulta da normali attività artigianali e produttive. Non sono emersi indizi circa la presenza di rifiuti pericolosi, tossici o che necessitino di trattamenti speciali. Ma per fugare ogni preoccupazione bisognerà attendere i campionamenti che saranno eseguiti sulle balle di rifiuti. Il sopralluogo di ieri è servito proprio per tracciare il percorso da seguire nelle prossime settimane.
Al sopralluogo, voluto dall’amministrazione comunale e iniziato alle 9. 30 del mattino, hanno partecipato numerosi soggetti. Erano presenti tecnici di Arpav, Usl 4 e Veritas. Per il Comune hanno presenziato il vicesindaco Gianpietro Zaramella, la polizia locale e l’ufficio tecnico. Durante questo primo sopralluogo, ci si è limitati a un’ispezione visiva del cumulo di rifiuti, approfittando anche del fatto che alcune balle si presentavano già aperte.
È stata verificata la consistenza del cumulo di immondizie che, a una misurazione attenta, si è rivelato circa la metà rispetto ai 16 mila metri cubi ipotizzati inizialmente. Non sono emerse preoccupazioni né per eventuali odori né per la presenza di rifiuti pericolosi o taniche.
«È positivo il fatto che non sia stato rilevato nulla di preoccupante. Anche se parliamo sempre di una visione generale, perché i rifiuti non sono stati mossi», commenta il vicesindaco Zaramella, «da un controllo visivo non sembra ci siano rifiuti con categorie di tossicità o pericolosità. Sembrerebbe che sia del materiale di risulta, derivante da produzioni normali di attività artigianali e industriali e che non è stato avviato a regolare smaltimento o riciclo». L’ipotesi che prende corpo è che chi ha depositato i rifiuti dentro il capannone possa avere acquisito le immondizie dalle aziende produttrici. Quest’ultime avranno pagato convinte di avviare regolarmente a smaltimento i propri rifiuti, che invece sono finiti dentro il capannone.
Per scongiurare ogni preoccupazione circa la presenza di rifiuti pericolosi sarà necessario attendere, però, i campionamenti. Il percorso stabilito al termine del sopralluogo prevede che nelle prossime due settimane sia definita la procedura da seguire per i campionamenti. Il protocollo operativo andrà approvato dall’Arpav e condiviso da tutti gli altri enti. Quindi si procederà a un nuovo sopralluogo nel sito, stavolta prelevando dalle balle di immondizia dei campioni di rifiuto, che saranno sottoposti ad analisi di laboratorio. Solo così si avrà la certezza sulle tipologie di rifiuti presenti nel sito, primo passo per poi pianificare la fase tre: quella della bonifica.
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