«Nessun boccone fatale, non l’ha ucciso lui»
Un amico scagiona Carlo Frisiero che si era denunciato per la morte del padre. Il fratello: era confuso
SAN MICHELE. «C’era un amico con Carlo quando è morto mio padre. Era lì, presente, e ha visto che mio fratello non gli aveva dato nessun boccone più grande di altri per farlo soffocare. Quando ha visto la notizia sui giornali si è subito presentato dai carabinieri per scagionarlo».
È decisamente sollevato Stefano Frisiero, l’elettricista di San Polo, fratello dello psicologo che 20 giorni fa si era presentato dai carabinieri di Bologna per confessare il delitto del padre Luciano Nino, originario di San Michele ed ex negoziante a Bibione, all’indomani della telefonata del fratello che l’ha rassicurato sulle sue condizioni di salute.
«Mi ha detto che sta bene e prova vergogna per quello che è successo. A forza di stare da solo e a rimuginare sulla morte di nostro padre, alla fine si è autoconvinto di averlo ucciso. Era un periodo di confusione. Ora con tutto il rilievo mediatico che ha avuto la sua vicenda, ha deciso di stare un po’ in casa di un amico nel Padovano per riposarsi e staccare la mente da tutto il trambusto che ha sollevato con la sua confessione priva di fondamento».
La mente dell’elettricista va a quei giorni in cui le sue continue richieste di vedere il fratello in carcere a Bologna gli venivano rigettate.
«Anch’io ho passato dei momenti duri», ricorda, «volevo vedere mio fratello e parlargli ma non mi facevano entrare. Poi i termini del fermo sono scaduti e lui ha potuto uscire dal carcere».
«Devo ringraziare», continua, quell’amico di famiglia che è andato a testimoniare di essere stato presente alla morte di nostro padre ed aver scagionato nostro fratello. Senza di lui, magari sarebbe stato più difficile».
Le indagini comunque proseguono finché il pubblico ministero, Francesca Torri, non deciderà se archiviare il caso o meno oppure se procedere nei confronti dello psicologo opitergino aprendo un fascicolo per il reato di autocalunnia.
Ma ci vorrà ancora qualche del tempo per sapere come finirà l’inchiesta innescata dalla confessione choc dell’antropologo, resa ai carabinieri della compagnia di Bologna Centro la sera dell’11 novembre scorso.
«Io ho detto a mio fratello», continua Stefano Frisiero, «di stare tranquillo e di ritrovare se stesso. Spero di mettere tutta questa vicenda alle spalle al più presto e tornare alla normalità. Ne abbiamo bisogno tutti dopo queste giornate vissute come se fosse un incubo».
Marco Filippi
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video