Nessun acquirente per l’azienda sulla vertenza Ilnor cala il sipario

Scorzè. Il termine per trovare investitori è scaduto il 30 novembre, né in Italia né all’estero Il rischio ora è lo “spezzatino”, intanto fino a metà 2018 tutto il personale è in cassa integrazione
SCORZÈ. «La storia della nostra amata Ilnor è finita». Questo il messaggio scritto da Christian Modesto (Rsu Fiom Cgil) e comparso nelle ultime ore sulla pagina Facebook dei lavoratori dell’azienda metallurgica di Gardigiano di Scorzè, dal 2010 di proprietà di Eredi Gnutti Metalli (Egm) di Brescia. Una frase che ha messo in allarme non solo gli stessi dipendenti – che, peraltro, in questi mesi sono sempre stati informati sulle vicende in tempo reale e più di un sentore sull’andazzo lo avevano – ma pure chi, in questi mesi, ha seguito e partecipato alle agitazioni.


Il motivo del “The end” di una storia nata nel 1961 è semplice, si fa per dire: nessuno è disposto a rilevare in blocco la fabbrica di via Moglianese. Il 30 novembre scadeva il termine fissato negli accordi di maggio per trovare qualcuno disposto a investire. Era stato trovato pure un consulente ma la ricerca è stata vana. Si è bussato a porte, portoni sia italiani sia stranieri ma nessuno ha detto tra sé, “ma sì, proviamoci”. Giusto tre settimane fa, la Fiom Cgil aveva convocato una conferenza stampa per far alzare le antenne ancora di più agli imprenditori, soprattutto, perché il tempo stava stringendo e serviva uno sforzo unitario per trovare una soluzione: quell’appello è caduto nel vuoto. È caduto nel vuoto dopo oltre due mesi di lotta, da quando, a fine marzo, sono iniziate le agitazioni; le notizie provenienti dalla Lombardia parlavano di sospensione dell’attività produttiva da sabato 1° aprile per portare tutto a Brescia. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di proteste, presìdi fuori dai cancelli della fabbrica, assemblee permanenti Pasqua, Pasquetta o Primo maggio che fosse. Per Ilnor si sono mossi il vescovo di Treviso, monsignor Gianfranco Agostino Gardin, la politica nazionale, regionale e locale; addirittura Scorzè ha convocato un consiglio comunale davanti alla fabbrica, sulla Moglianese, rimasta chiusa per un tardo pomeriggio.


Stavolta, però, sembrano essere arrivati i titoli di coda, nel mese di Natale, quello dei regali. Ora la vicenda diventa davvero seria, perché c’è il rischio concreto che Ilnor possa essere venduta a spezzatino, provvedimento mai digerito e sempre respinto dai sindacati; c’erano un personale da salvare, delle eccellenze da difendere, un marchio da sviluppare ancor di più e, invece, si rischia che uno vada da una parta e uno dall’altra. In base all’intesa di primavera, ora poco più di 60 dipendenti sono in cassa integrazione straordinaria, a cui è stato aggiunto un incentivo mensile. Ci resteranno sino a metà del 2018 ma poi la storia finirà. Intanto nei prossimi giorni sono previsti altri incontri, più o meno formali, nella speranza di un miracolo. Proprio nel mese del Natale.


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