«Neppure la sanità territoriale potrà fermare i codici bianchi»
Per il direttore generale delle aziende sanitarie veneziane Giuseppe Dal Ben «la migliore sanità passa per il taglio dei codici bianchi nei vari Pronto soccorso», ma per Maurizio Scassola, medico di base a Mestre, ex presidente dell’Ordine dei medici veneziani e ora vicepresidente dell’Ordine nazionale, anche incentivando la medicina nel territorio, ad esempio con gli ambulatori di Medicina di gruppo integrato, la gran parte delle richieste dei pazienti che si rivolgono al Pronto soccorso non verrebbe comunque intercettata. Il manager della sanità lagunare, due giorni fa, ha fornito i dati degli accessi al Pronto soccorso dell’ospedale dell’Angelo: nel 2015 su 87.559 accessi ben 48.443 sono stati i codici bianchi, quelli con la più bassa priorità, 3.693 in più dell’anno precedente.
«Un Pronto soccorso con meno accessi e tempi di attesa ridotti è uno dei nostri obiettivi prioritari», ha sottolineato Dal Ben, «e la risposta passa per la costruzione di una nuova sanità territoriale, in cui gli utenti riconoscano nelle strutture sul territorio dei punti di riferimento chiari ai quali rivolgersi, invece che mettersi in coda negli ospedali».
«Non sono molto ottimista», gli risponde Scassola, «anche perché i numeri mi danno ragione: anche dove funziona meglio la sanità territoriale, dove è più diffusa, i numeri dell’accesso ai Pronto soccorso sono omogenei ai nostri». «Anche nei grossi centri urbani con servizi territoriali avanzati», prosegue il medico, «non riusciamo a intercettare i motivi dell’accesso agli ospedali. Innanzitutto perché nei pazienti scatta una componente ansiogena spesso provocata dal dolore. In secondo luogo, gli ambulatori di base non funzionano nei giorni festivi e soprattutto non possono dare alcuna risposta specialistica».
Il dottor Scassola fa un esempio: quando c’è un dolore al torace per escludere che vi sia un infarto è necessaria una risposta diagnostica di primo e secondo livello che solo l’ospedale può fornire.
«La Medicina di gruppo integrato, che va comunque attuata, intercetta solo una parte delle richieste, ma non potendo disporre della diagnostica la maggior parte dei pazienti continuerà a dirigersi verso i Ponto soccorso» precisa e continua con gli esempi: chi si rivolge all’ospedale ha bisogno di risposte per quanto riguarda una crisi cardiaca, un disturbo dell’apparto respiratorie, insomma ha bisogno di un otorinolaringoiatra, oppure di un esame radiologico, tutte esigenze che solo un ospedale può soddisfare. «Inoltre», ricorda il vice presidente nazionale dei medici, «sono stati chiusi quei Pronto soccorso, come Villa Salus, che non sono stati giudicati all’altezza dei parametri standard», di conseguenza i pazienti si rivolgono a quelli esistenti.
Giorgio Cecchetti
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