Neonata in comunità, il conto ai genitori
Speravano fosse finita con il decreto del tribunale dei Minori che a fine giugno restituiva loro la figlia neonata e la potestà genitoriale. Pensavano che la relazione della Procura in cui si attestava che la piccola non era mai stata maltrattata, né aveva mai assunto cocaina, avrebbe messo la parola fine a un incubo durato cinque mesi. E invece, dopo il danno è arrivata quella che la famiglia vive come una vera e propria beffa: il Comune in cui la coppia risiede le ha infatti inviato il conto della comunità in cui madre e figlia hanno dovuto soggiornare per quasi due mesi su disposizione del tribunale dei Minori. La famiglia dovrà pagare, almeno in parte, quel soggiorno coatto per la bimba.
Una lettera firmata dal responsabile dei Servizi Sociali del municipio del Veneziano in cui la coppia risiede, invita i genitori a presentarsi all’assistente sociale con l’Isee al fine di determinare la «quota di compartecipazione alla spesa» avvertendo che, in caso contrario, verrà addebitata la somma massima procedendo poi alla messa in mora. «Una lettera che suona come una burla», commenta indignato il legale della famiglia, l’avvocato Matteo Mion, «metteremo anche questo nella conta dei danni».
Il caso è quello della neonata che a fine gennaio finì in Azienda ospedaliera a Padova con un taglio alla lingua. La madre spiegò la ferita con una caduta dall’ovetto, ma i medici che l’operarono non ritennero compatibile la lesione con questa versione. Scattarono ulteriori accertamenti da cui risultò che la bimba era positiva alla cocaina, mentre i genitori erano negativi a qualsiasi tipo di droga. Partì la segnalazione alla Casa del Bimbo Maltrattato e da qui al tribunale dei Minori che decise la sospensione della potestà genitoriale e l’affidamento di madre e figlia a una comunità (il padre poteva vederle con precisi orari). La coppia continuò a spiegare con forza che era stato un incidente, che nessuna violenza era mai stata commessa, né tantomeno che mai era stata usata droga. La Procura di Venezia aprì un fascicolo incaricando un consulente medico le cui conclusioni hanno scagionato completamente i genitori. La ferita - ha rilevato il medico - era compatibile con la caduta così come descritta dalla mamma; quanto alla cocaina, la bimba presentava effettivamente tracce di droga sui capelli, ma in quantità assolutamente esigue, tali da far ritenere che essi siano stati contaminati dall’ambiente esterno, non escluso quello ospedaliero. In sostanza: la neonata non è stata né maltrattata, né tantomeno drogata.
Di qui la decisione del tribunale dei Minori di rimandare a casa mamma e figlia revocando la sospensione della potestà genitoriale. La vicenda sembrava conclusa e invece il 24 agosto è arrivata la lettera dei Servizi sociali del Comune con cui si chiede alla coppia di partecipare alla spesa per il “soggiorno” in comunità della bimba dall’11 aprile al primo giugno 2016 in base a quanto previsto dal regolamento in materia di Servizi Sociali entrato in vigore lo scorso gennaio.
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