Nelle terapie intensive c’è un solo paziente Covid. Al loro posto tanti giovani feriti in incidenti
MESTRE. Attualmente i letti disponibili nelle terapie intensive degli ospedali dell’Usl 3 sono 53: 22 a Mestre, 8 a Venezia, 10 a Mirano, 7 a Dolo e 6 a Chioggia. Si viaggia quasi quotidianamente a pieno regime, ma con la possibilità d’aumentare immediatamente di una unità i posti in terapia intensiva in tutti gli ospedali del territorio. Quello che è cambiato rispetto al recente passato è che dei 51 posti attualmente occupati (due sono liberi a Mestre), un solo letto è occupato da un paziente a Covid, attualmente ricoverato a Dolo. Un altro paziente invece è in rianimazione dopo aver contratto la West Nile.
«In questo momento vi è un aumento dei ricoveri in terapia intensiva per incidenti stradali», dice Fabio Graceffa, direttore dell’unità operativa complessa dell’ospedale di Venezia, «e questo è tipico della stagione estiva». I traumatizzati presenti in questi ultimi giorni che entrano ed escono nelle terapie intensive pesano per un 35% del totale. Incidono pesantemente sull’attività delle Rianimazioni, considerando che in momenti non estivi i politraumi in rianimazione oscillano tra il 5% e il 10%».
«Si tratta soprattutto d’incidenti d’auto, subito dopo i pedoni investiti, poi i traumi domestici. Alcuni casi (ne sono transitati due quest’estate) sono traumi da tuffi o da incidenti avvenuti in spiaggia, poi portati a Mestre, hub di riferimento provinciale per i politraumi, anche neurochirurgici.
«Siamo sempre in allerta», continua Graceffa, «perché esiste un piano d’allargamento di posti letto in rianimazione che coinvolge tutte rianimazioni della zona, anche se per ora non è stato necessario attivarlo. Quotidianamente vi è una sorta di turn over sui pazienti: da chi passa dalla terapia intensiva a sub intensiva o viceversa. Ogni giorno inoltre svolgiamo una video conferenza in cui tutti i reparti di pronto soccorso, le terapie intensive e le aree covid si parlano e valutano i trasferimenti da un’area all’altra a seconda delle necessità».
60% DEI RICOVERATI COVID “PER CASO”
Nel territorio veneziano, sono occupati 124 letti sui 125 messi a disposizione in reparti ordinari per i pazienti che hanno contratto il covid. Da specificare che 27 di questi 125 possono essere in parte utilizzati per gli infettivi (attualmente sono 5). «Il 60% dei ricoverati sono “covid per caso”», precisa Graceffa, «ossia pazienti che erano arrivati in ospedale per altre patologie e, solo dopo aver effettuato il tampone prima del ricovero, sono risultati positivi al covid».
«Quando ci fu la prima ondata covid ero direttore a Dolo e dovemmo trasformare i reparti, con paure legate ad affrontare una patologia di cui sapevamo poco. Nella seconda ondata feci la stessa cosa a Venezia. Inizialmente era una malattia che ti mandava dritto in Rianimazione. È vero che con le nuove varianti ci si può contagiare più spesso, ma ora nella maggior parte dei casi si è trasformata in un’influenza che si risolve in pochi giorni di febbre. Su questo il vaccino è stato fondamentale».
L’allentamento della pressione sulle terapie intensive ma anche sui reparti ordinari a causa dei lunghi mesi di covid, ora può dare un po’di respiro agli operatori sanitari.
«È stato fatto un enorme sforzo del personale», dice Graceffa, «perché tra campagne di vaccinazioni e recupero liste d’attesa, hanno dato davvero il massimo. Le due settimane di ferie previste per legge nel periodo dall’1 giugno al 30 settembre per il personale infermieristico e nel periodo 15 giugno al 15 settembre personale medico, sarà garantito a tutti». —
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