Nella stanza della memoria
VENEZIA. Si può iniziare immaginando chi indossò il vestito arancione appeso al muro, con guanti di raso e coroncina da principessa. «È degli anni Venti?», suggerisce la voce che di lui sa tutto. E degli anni Venti è anche quello da principe un metro più in là, idem per quello da guerriero che sta dietro la cassa. «Sono abiti di Carnevale. Li abbiamo trovati frugando nei bauli di un prestigioso palazzo veneziano».
Viene voglia di chiamare Woody Allen e chiedergli se esiste la versione-gondola della carrozza che porta il protagonista di “Midnight in Paris” indietro nel tempo. In attesa di trovare il suo numero, si può improvvisare un charleston sul Canal Grande e intrufolarsi in quelle feste in maschera dove si vestono proprio tutti, dagli invitati agli inservienti. Tempo per fare un salto all'indietro di quasi un secolo, però, sembra non esserci. A distrarre dall'incanto sono cesti di perle colorate che fanno pensare a mille e più combinazioni per collane, braccialetti e orecchini. Ci si mette anche un lungo appendiabiti pieno di vestiti pescati qua e là fra gli anni Settanta e i giorni nostri, per non parlare di una scatola di occhiali da sole che invitano alla prova allo specchio ora o mai più. Poi, il mobilio: sedie, tavoli, scatole di legno, soprammobili e utensili di tutti i tipi e di tutti i tempi.
Pare di essere finiti nella centrifuga di oggetti di Alice nel Paese delle Meraviglie, invece questo è il “Baule Blu” di Venezia, in campo San Tomà, un negozio di antiquariato e articoli vintage che induce alla confusione. Varcato l'ingresso, è facile dimenticarsi il motivo per cui si è entrati.
Attaccata alla porta campeggia una scritta colorata che si vede anche se non si vuole: “Comperiamo giocattoli vecchi”. Cose da far perdere il filo delle commissioni quotidiane a chiunque ci passi davanti. Ma prima di iniziare a pescare reperti “plasticosi” da scatoloni e bauli chiusi in soffitta negli anni Ottanta o Novanta e mai più riaperti è meglio chiarirsi le idee: «Vogliamo giocattoli possibilmente dai cinquant'anni in su: in legno, in latta, soldatini, bambole antiche, peluche», dicono le titolari Claudia Grano e Silvia Brinis.
Hanno aperto il negozio 15 anni fa e da restauratrici di giocattoli e peluche sono diventate calamite per chiunque, a Venezia, abbia cose d'altri tempi a cui dire arrivederci. Basta alzare la testa per farsi un'idea: ci sono gli orsacchiotti tedeschi della “Steiff” che hanno vent'anni ma sono la replica di quelli del primo Novecento; c'è un esercito agguerrito di soldatini a piedi e a cavallo in arrivo da tutte le epoche; un cesto pieno di gambe e braccia di celluloide che si nasconde dietro uno scaffale. E, poi, trenini il legno, mobiletti in miniatura, una scimmietta un po' malinconica e un cavallo a dondolo di legno di fronte al quale chissà quanti hanno detto: «Ce l'avevo anch'io».
Al Baule Blu c'è spazio per far rivivere i giocattoli. Benvenuto è, infatti, chi sa che nessun gioco è perduto e che, con un po' di ingegno e qualche riparazione, può tornare nuovo. Claudia e Silvia sono nate come restauratrici e artigiane del giocattolo. Hanno cucito orsacchiotti e vinto premi. Ora i tempi sono un po' cambiati ma la clientela, quasi cento per cento veneziana, non manca: «In negozio abbiamo di tutto, adesso, non solo giocattoli. Ai restauri ci dedichiamo sempre meno. Ci sono poche persone a cui viene in mente di far riparare i vecchi ninnoli ma molte vengono da noi con lunghe liste di giochi da vendere e altrettante fanno acquisti».
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