Nel settore calzaturiero il marchio doc non decolla

Stra. A sei mesi dal lancio del progetto in Riviera hanno aderito solo sei aziende I sindacati: è una garanzia contro il lavoro nero e la delocalizzazione
STRA. «Il marchio doc della calzatura della Riviera del Brenta non decolla: solo sei aziende da febbraio hanno aderito al nuovo sistema di certificazione, garanzia e identificazione dei prodotti. Troppo poche per far partire un sistema che dovrebbe fare perno su qualità e innovazione». A dirlo sono i sindacati con i segretari provinciali di Femca Cisl Massimo Meneghetti e Filctem Cgil Riccardo Colletti. Il distretto della calzatura della Riviera, a cavallo fra Padova e Venezia, è un’importante realtà industriale e artigianale per la produzione di calzature di alta qualità che conta nell’intera filiera 520 imprese, con oltre 10 mila lavoratori specializzati, una produzione annuale di oltre 19 milioni di paia, esportate al 92%, con un fatturato annuo di 1,88 miliardi di euro.


«Ci vuole più impegno», sottolinea Colletti, «da parte delle associazioni di categoria nel portare più aziende all’interno del marchio doc delle calzature della Riviera del Brenta, partito ufficialmente da sei mesi. Hanno aderito solo sei aziende: per andare a regime ne servirebbero un centinaio. Solo con una quota di aziende così si può cominciare a fare massa critica e far girare un prodotto certificato e garantito. Sarebbe importante che aderissero tutte le imprese che lavorano con grandi marchi nel settore del lusso».


Sulla stessa linea il segretario Femca Cisl Massimo Meneghetti che spezza però una lancia per le ragioni delle imprese che sono abbastanza restie ad aderire al marchio: «Alcune imprese vedono questo marchio più come un costo che come un’opportunità e su questo sbagliano. Il marchio potrà portare innovazione e rappresenta una barriera contro lavoro nero e contraffazione. La Regione dovrebbe contribuirecon degli stanziamenti». Il sindacato porrà ad Acrib la questione della delocalizzazione delle aziende che si spostano in massa nell’area dei Balcani, per rincorrere l’abbassamento del costo del lavoro.


Resta sul tavolo inoltre la questione della firma dell’accordo sul premio produzione che finora non è stato siglato dopo il rinnovo invece del contratto nazionale del lavoro. Da parte di molti imprenditori si sottolinea invece come il marchio pur rappresentando un’opportunità per certificare e garantire il prodotto della calzatura in Riviera, si configuri come una penalizzazione, visto che da altre parti questi obblighi non vengono rispettati.


Alessandro Abbadir


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