Nel cimitero di San Michele trionfa la maleducazione

Nella “città dei morti” imperversano maleducazione e inosservanza dei regolamenti. Un pettirosso si posa sulla tomba di un neonato mentre a pochi passi un nonno bacia la fotografia del nipotino: «Ti penso sempre, presto ti raggiungerò». È uno strazio vedere il volto dell’anziano rigato di lacrime e di sconfitta della vita.
Si avvicina il giorno della commemorazione di tutti i defunti e nel cimitero di San Michele l’intimità e il dolore contrastano con il chiasso e la maleducazione. Un gruppo di studenti stranieri si avvicina ai recinti XXI, XXII, XXIII progettati dall’architetto David Chipperfield: i ragazzi fotografano, addentano panini e mele. Un giovane si avvicina a un cantiere con una scala, quella utilizzata dalle persone per mettere i fiori nelle tombe posizionate in alto: sale sopra e dà una sbirciata ai lavori in corso.
Una signora passa parlando al cellulare in modo sguaiato. Un’altra la riprende ricordandole la sacralità del luogo. La donna è sorpresa e seccata: «Come? Non si può neanche telefonare!».
Di questi comportamenti incivili i veneziani non ne possono proprio più. Al Comune chiedono il rispetto dei divieti, sorveglianza, sanzioni e distribuzione di copie del regolamento. Sì, perché un Regolamento comunale cimiteriale e di Polizia mortuaria con tanto di divieti e sanzioni esiste. E all’entrata del cimitero Veritas ha posizionato un tabellone scritto in due lingue, italiano e inglese. Nello schema sono indicati gli orari (estivo e invernale), i divieti di circolare a torso nudo o in abbigliamento balneare, di fumare, di fotografare, di portare cani, di abbandonare rifiuti, di consumare cibi o bevande. Si legge ancora: «Chiunque tenesse, all’interno dei cimiteri, un contegno scorretto o comunque offensivo verso il culto dei morti, sarà diffidato ad uscire immediatamente. I trasgressori saranno segnalati alle competenti autorità».
Su questa situazione i commenti dei veneziani sono unanimi. Bianca Sommacal Zane: «Altro che luogo sacro, qui è una fiera. Mi vergogno. Dov’è la sorveglianza?». Paola Montemezzo: «La città è per i turisti, almeno rispettiamo il cimitero. Ci vogliono educazione e sorveglianza». Riccardo Trevisan della San Vincenzo de’ Paoli: «Non si può continuare così, bisogna avere il coraggio di far rispettare il Regolamento comunale». Luciana Vetromile: «È un degrado, non c’è controllo. Che all’entrata distribuiscano copie dei regolamenti anche in più lingue». Laura Colombera: «Dov’è il servizio pubblico? Fermate questi maleducati!». Grazia Teardo e Carla Zorzi: «I cartelli sono inutili, nulli, serve altro». Rosetta Carlon: «Non c’è rispetto per il luogo». Un luogo che fa ritrovare la capacità di pensare alla vita e alla storia. Arriva una donna con un mazzo di papaveri e si ferma davanti alle tombe dei partigiani fucilati nel 1944/45: «Non sono parenti e non li conosco, ma hanno sacrificato la loro vita per tutti noi. Questi uomini sono morti per la libertà. È doveroso pregare».
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