Nekta si allarga e assume la protesta del comitato

San Donà. Quindici nuovi dipendenti dopo il via libera del Consiglio di Stato L’azienda si occupa del trattamento delle ceneri di pirite: «Porte sempre aperte»

Nekta, al via le assunzioni con i nuovi impianti. Ma i comitati contrari non hanno ancora sotterrato l’ascia di guerra e si preparano a nuove iniziative per combattere l’ampliamento. L’amministrazione dell’azienda, che ha appena ottenuto il via libera dal Consiglio di Stato alla costruzione del nuovo impianto per il trattamento delle ceneri di pirite nell’area a cavallo tra la zona industriale di San Donà e Noventa, manterrà la promessa fatta a suo tempo. Un piano di assunzioni che rientrava comunque nei progetti di Nekta nel caso fosse uscita vincente dal contenzioso giudiziario nel quale era stata coinvolta fino ad arrivare ai giudici d'Appello.

Il Tar aveva accolto il ricorso della Provincia e dei Comuni di San Donà e Noventa contro il nuovo impianto per le ceneri di pirite sulla scia della mobilitazione dei cittadini, preoccupati per i materiali che sarebbero stati trattati. Il tribunale amministrativo regionale aveva dunque bloccato l’autorizzazione della Regione annullando le delibere. Ma i giudici di appello del Consiglio di Stato hanno ribaltato il pronunciamento del Tar, stabilendo che il parere delle amministrazioni comunali non era vincolante. L’amministratore di Nekta, Emiliano Rocco, volta pagina e annuncia le prossime assunzioni. «Saranno 15 nuovi assunti», spiega, «in aggiunta agli attuali 40 dipendenti. Non è facile in questo periodo di crisi vedere aziende che crescono e ci spiace aver dovuto affrontare questo lungo iter fino al Consiglio di Stato per dimostrare le nostre ragioni. Vogliamo anche tranquillizzare i cittadini e le associazioni che in questi mesi sono stati in forte tensione. Il territorio non correrà alcun pericolo, l’azienda avrà sempre le porte aperte per tutti coloro che vorranno vedere come lavoriamo in totale sicurezza».

Il comitato “No Nekta” non è d'accordo con quanto ha deciso il Consiglio di Stato. Sono tutti ancora preoccupati e si riservano ora di studiare con molta attenzione la sentenza quando arriverà materialmente tra le loro mani. «Stiamo attendendo le motivazioni della sentenza», spiegano, «per poterla comprendere in tutti gli aspetti che ha esaminato. Riteniamo che il pronunciamento del Tar e i vincoli dei Comuni posti a suo tempo abbiano una loro valenza e metteremo in moto altre iniziative per far rispettare la volontà degli oltre tremila cittadini contrari a Nekta. Abbiamo ancora molte frecce al nostro arco e ci coordineremo con i due sindaci e la struttura della Provincia che è rimasta e cui faremo riferimento».

Giovanni Cagnassi

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