Nei volti degli operai la sofferta storia del Petrolchimico

I lavoratori e le loro lotte sindacali sono i protagonisti  del libro del fotoreporter veneziano Andrea Merola
Settanta foto in bianco nero di semplice cronaca di lotte in difesa del lavoro degli operai del polo industriale, selezionate tra quelle che ho scattato negli ultimi trent’anni e ora possono rendere omaggio agli uomini e donne che, quotidianamente col loro lavoro, hanno fatto l’industria di Porto Marghera.


Una inedita, fino ad ora, celebrazione del Centenario della Fondazione di Porto Marghera che, come scrive Gianfranco Bettin nell’introduzione del libro del fotoreporter veneziano Andrea Merola “Avevo paura del Petrolchimico” mostrano i «volti che raccontano la storia di Porto Marghera, così precise, plastiche, animate, riportano ai nostri occhi e alla nostra memoria il contenuto reale di tante manifestazioni, lotte, situazioni che abbiamo conosciuto». Il libro curato da Marcello Mencarini dell’agenzia fotogiornalistica Rosebud2 e disponibile in formato cartaceo o digitale e ha, infatti, come protagonisti esclusivi i lavoratori del Petrolchimico, le loro paure e le loro lotte, con sconfitte e vittorie, per difendere il loro posto di lavoro e migliorare le retribuzioni. «Io non ho fatto altro che fotografare e registrare – dice Merola – e mi sembra che nelle celebrazioni ufficiali viste quest’anno a Venezia, Mestre e Marghera mancasse proprio la loro testimonianza diretta».


«L’idea originaria era di dare nuovo slancio economico a Venezia, la cui popolazione all’epoca era in maggior parte disoccupata, o occupata in attività scarsamente redditizie – ricorda Andrea Merola nelle conclusioni del suo libro fotografico – . Nel momento di massima espansione, negli anni settanta del ‘900, dava lavoro a quasi 40.000 tra operai e tecnici specializzati. Ma verso la fine del secolo scorso il vento cambia direzione: prima la “delocalizzazione”, poi sono arrivate la crisi pertrolifera con l’austerity e le norme più stringenti, dopo gli incidenti che avevano causato morti e feriti tra i lavoratori e contaminato con sostanze chimiche nocive l’aria e l’acqua della circostante laguna, per la tutela dell’ambiente e della sicurezza in fabbrica. Attualmente Eni si è impegnata nella bonifica ambientale e ipotizza la riconversione di parte degli impianti in chimica pulita. Fincantieri ha retto alla concorrenza spietata della cantieristica dei Paesi dell’estremo oriente, vara grandi navi a Porto Marghera, uniche come qualità, e anche allo storico porto va meglio, tanto che verrà ampliata l’area stoccaggio, dopo l’acquisizione di zone dove sorgevano opifici abbandonati in rovina. Speriamo bene!».


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