Negoziante di Dolo sequestrato con la famiglia nella villa a Selvazzano

Giuliano Dalla Libera, commerciante con attività ad Arino, la moglie e il figlio per due ore in balìa dei banditi
BELLUCO SOPRALLUOGO CARABINIERI VILLA SELVAZZANO la proprietaria con i carabinieri
BELLUCO SOPRALLUOGO CARABINIERI VILLA SELVAZZANO la proprietaria con i carabinieri

SELVAZZANO (PADOVA). Quasi due ore rinchiusi nella loro villa di via Vegri, immersa nella campagna Padovana, sotto la minaccia dei banditi che dicevano di essere armati e cercavano a tutti costi la cassaforte che però non c'era. Per l'immobiliarista di Selvazzano, con un negozio ad Arino di Dolo, Giuliano Dalla Libera di 61 anni, la moglie Alessandra Ganassin di 51 e il figlio appena tredicenne, quelli di martedì sera sono stati minuti interminabili di terrore che la situazione diventasse da un momento all'altro tragica. Una serata che difficilmente dimenticheranno. Il commando composto da quattro/cinque predoni, probabilmente originari dell'Est Europa e travisati di tutto punto con passamontagna, giubbotti e guanti di pelle, ha tenuto in ostaggio la famiglia per lungo tempo, pensando di trovare all'interno della villa il forziere contenete gioielli e denaro. Di armadi blindati invece nella casa dell'imprenditore non ce ne sono.

L'assalto. I rapinatori hanno aspettato l'arrivo dei tre componenti la famiglia nascosti nella vegetazione dell'ampio parco che circonda la villa. Intorno alle 19, a bordo della sua automobile è arrivata la moglie dell'imprenditore assieme all'unico figlio. Dopo aver varcato la cancellata che si trova proprio sull'incrocio tra le vie Vegri e Bressan, la donna ha percorso in auto il viale lungo circa 200 metri fino al garage dell'abitazione. Subito dopo aver disinserito l'impianto d'allarme che protegge la villa, dai cespugli sono sbucati i rapinatori che con fare minaccioso hanno intimato alla donna di farli entrare. «Non fare storie, siamo armati, dicci subito dov'è la cassaforte», hanno gridato alla signora che, seppure in preda al terrore, è riuscita a spiegare che all'interno della casa non c'era alcuna cassaforte. Allora i rapinatori hanno chiesto a che ora sarebbe arrivato il marito.

L'arrivo del marito. Giuliano Dalla Libera è arrivato a casa dal suo negozio di abbigliamento ad Arino di Dolo verso le 19.40. Entrato nella palazzina ha trovato la moglie e il figlio ostaggi dei malviventi. Anche all'imprenditore hanno chiesto della cassaforte, ricevendo la stessa risposta fornita poco prima dalla moglie. A quel punto hanno spintonato dentro il bagno mamma e figlio e li hanno chiusi a chiave. Al capofamiglia hanno chiesto che li accompagnasse in tutte le stanze della casa. Resisi conto che non esistevano cassette di sicurezza si sono fatti consegnare tutto ciò che di valore c'era: brillanti, oro, argenteria e denaro contante.

ll bottino. Solo il diamante e il bracciale d'oro della signora Ganassin, che i rapinatori si sono fatti consegnare dal marito, varrebbero circa 50mila euro. La stima di altri monili d'oro e dei pezzi di argenteria sottratti alla famiglia sarebbe vicina ai 30mila euro. A questo va aggiunto il denaro contante: diverse migliaia di euro. La famiglia Dalla Libera è coperta da assicurazione contro il furto e la rapina: il bottino complessivo è stimato intorno ai centomila euro.

La fuga. Resta un mistero da dove i malviventi siano entrati prima delle 19 nel parco e soprattutto da dove si siano dati alla fuga nel buio, intorno alle 20.40, dopo aver messo a segno il colpo e dopo aver ordinato alla famiglia di non muoversi. Di tracce evidenti gli investigatori ieri pare non ne abbaino trovate. I militari della Scientifica ieri mattina hanno ripreso il lavoro interrotto martedì notte, perlustrando anche il parco nelle vicinanze dell'abitazione, accessi compresi, alla ricerca di indizi utili alle indagini che, inutile dirlo, si presentano piuttosto complesse. L'ipotesi più accreditata è quella che i banditi si siano introdotti nel parco varcando la recinzione sul lato meno in vista, quello vicino Distretto veterinario e al canile dell'Asl, e che abbiano usato dei calzari di nylon per lasciare meno tracce possibili.

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