Negozi, un distretto per sopravvivere

Interessate mille attività del centro: c’è tempo fino al 30 novembre per presentare domanda di riconoscimento
Sarà il Distretto del commercio di Mestre centro, raggrupperà un migliaio di negozi del cuore pulsante della terraferma e avrà un duplice obiettivo: accedere ai fondi regionali e dare una chance all’economia cittadina di risollevarsi riaccendendo le vetrine spente. Un progetto che farà da apripista, quello che si sta costituendo, grazie alla sinergia tra il Comune che sta lavorando per presentare la richiesta alla Regione (qualche giorno fa un incontro alla Carbonifera di viale Ancona con tutti i soggetti interessati) e le categorie, prima tra tutte la Confesercenti.


Lo step iniziale è costituire un tavolo di partenariato. Entro il 30 di novembre il Comune dovrà presentare domanda per il riconoscimento di Distretto alla Regione, quindi si deve scegliere l’area e Mestre centro è il luogo ideale perché dal centro non si può prescindere. Ad accendere i riflettori sui distretti del commercio ieri mattina, un seminario di approfondimento promosso da Confesercenti Veneto, in collaborazione con la Regione. Tra i partecipanti Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto, Giorgia Vidotti (Regione), Luisa Luise, (sostegno alle imprese) e Luca Tamini (Politecnico di Milano). A moderare Maurizio Franceschi.


«I distretti sono lo strumento più efficace per il rilancio e la rigenerazione urbana», spiega Franceschi, «per contrastare la concorrenza della grande distribuzione (vedi alla voce Venezia) e la perdita di funzione che le città hanno conosciuto». Prosegue: «A Venezia si procede, il Comune va avanti. I negozi saranno un migliaio, l’area è quella centrale». I dati sono stati reperiti dalla Confesercenti quando è stato presentato l’Osservatorio sui negozi sfitti. Le vie sono quelle del cuore cittadino: da via Palazzo a via Carducci, via Querini, via Mestrina, ma anche via Fradeletto, corso del Popolo, piazza Barche. «Il quadrante centrale della città», precisa. Si sta, invece, discutendo se allargare anche a via Cappuccina e via Piave.


«Grazie al partenariato pubblico-privato le amministrazioni giocano un ruolo determinante perché possono intervenire sui piani urbanistici. I distretti urbani del commercio, per essere efficaci, devono rivolgersi a più soggetti anche fuori dal commercio: ne è un esempio l’M9, un progetto culturale per la città, che deve rientrare necessariamente nel nuovo distretto di Mestre, che non a caso punterà all’innovazione e alla tecnologia, non solo alla cultura e al commercio. Altro concetto è quello dell’aggregazione, anche in vista dei finanziamenti stanziati dalla Legge di bilancio in tema di innovazione e digitalizzazione: l’auspicio è che i singoli finanziamenti si mettano in rete, in una logica di distretto, per innovare un’area della città e non un singolo negozio/impresa».


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