«Negozi chiusi la domenica meno contratti di lavoro»

Paul Klotz, ad di Aspiag Service, a ruota libera sulla proposta di ridurre le aperture «L’ipermercato è un luogo di aggregazione, si può fare la spesa e andare a messa»
Foto Agenzia Candussi / SCATTOLIN / MESTRE VIA ROMEA / MESTRE FOTO COMMESSI NAVE DE VERO.
Foto Agenzia Candussi / SCATTOLIN / MESTRE VIA ROMEA / MESTRE FOTO COMMESSI NAVE DE VERO.



Sindacati e categorie plaudono alla stretta sulle aperture domenicali targata Lega-5 Stelle, mentre i consumatori sono oramai abituati a spalmare le spese su sette giorni e c’è già chi si mette le mani tra i capelli al solo pensiero di arrivare all’ipermercato e trovarlo chiuso. Paul Klotz, amministratore delegato di Aspiag Service, interpellerebbe direttamente loro sulle aperture.

Cosa pensa della nuova proposta di legge?

«Anzitutto paliamo di una proposta poco chiara. Ci sono variabili non ancora decise, non si capisce quante saranno le domeniche chiuse e quelle aperte, ci sono più correnti e linee. C’è chi dice quattro più quattro, chi arriva a dodici, ho sentito anche qualcuno sostenere la tesi dell’apertura una volta al mese e se devo dire la verità non ho ancora capito di quante domeniche aperte o chiuse parliamo».

Come sono cambiate le abitudini di chi fa le spese?

«Dobbiamo ricordare che la domenica adesso è la seconda giornata della settimana e parlo per Despar, Eurospar, Interspar, abbiamo 8 mila dipendenti nel Nordest e oltre 600 punti vendita gestiti da noi, o in franchising o negozi in affiliazione ai quali proprio in questi giorni se ne sono aggiunti di nuovi. E tra l’altro non sono sempre tutti aperti di domenica, solo alcuni, mentre molta parte rimane comunque chiusa».

La stretta al decreto Monti avrà delle ripercussioni sul lavoro?

«Certo. C’è chi rimarrà a casa, perché ci sono diversi tipi di contratti. Ci sono lavoratori assunti per il lavoro domenicale, e se siamo chiusi decade la motivazione, ci sono persone che erano part time e che con l’apertura domenicale sono diventate full time, che ovviamente torneranno ad essere part time. Qualcuno assunto per il fine settimana, ossia sabato e domenica, lavorerà solo il sabatonessuno assume quando non c’è lavoro. Oggi i nostri dipendenti hanno una maggiorazione di stipendio e parecchi ci dicono che per loro è indifferente lavorare la domenica perché tanto hanno un altro giorno libero, però in questo modo arrotondano e guadagnano più soldi».

Taglierete anche a Venezia?

«A Venezia centro storico sono certo che non chiuderemo la domenica e che tutti saranno confermati, la stessa cosa non posso dire per altre località della provincia. Anche io mi domando: quali sono le città turistiche? E’ un bel quesito. Bibione? Jesolo sì ma solo in estate? A Jesolo in inverno la domenica chiudiamo volentieri anche noi, ma non perché lo dice il Governo, bensì la legge di mercato».

Qual è la sua opinione?

«Ritengo che si dovrebbero interpellare i consumatori, tutti parlano, ma i clienti cosa dicono davvero?».

La distinzione manichea o fai le spese o stai con la famiglia, è fasulla?

«È il cliente che decide se vuole andare in chiesa o a fare la spesa e molto spesso va prima a messa e poi va al supermercato, oppure fa la spesa e sta allo stesso tempo con la famiglia, ma è di moda dire chiudiamo perché altrimenti spezziamo le famiglie. Eppure se è così importante stare in famiglia di domenica perché vedo mamma papà e figli al centro commerciale? Evidentemente è diventato un luogo di aggregazione».

È una favola quella che i Paesi evoluti sono chiusi la domenica?

«C’è chi apre la prima domenica del mese, alcune grandi città sono sempre aperte, dipende. Di sicuro c’è che i Paesi nordici stanno aprendo sempre più domeniche, questa è la direzione intrapresa».

Il piccolo commercio muore a fronte delle aperture dei grossi centri?

«No. Il piccolo viene distrutto dall’e-commerce, dove posso acquistare sempre e in qualsiasi momento». —



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