«Negozi chiusi a Mestre? Colpa di tasse e crisi»

Continua l’ecatombe di attività in centro. Un immobiliarista: «Chi vuole affittare deve calare i prezzi, ma non basta»
Serrande abbassate in piazzale Leonardo da Vinci
Serrande abbassate in piazzale Leonardo da Vinci

MESTRE. Serrande che si abbassano senza che nemmeno gli abitanti della zona se ne accorgano più, “affittasi” e “vendesi” che spuntano tra i condomini uno dopo l’altro, strade che perdono vita e diventano lentamente periferia. La mappa della desertificazione del centro cittadino, oramai sempre più ristretto, continua a cambiare giorno dopo giorno. Le vie che portano al “salotto cittadino”, sono sempre più scarne di negozi, alcune completamente vuote.

Dopo calle del Sale, una simile sorte è toccata nell’arco di questi anni alla parte finale di via Querini, via Dante, piazzale Leonardo da Vinci. Negozi un tempo conosciuti e rinomati, hanno chiuso i battenti, resistono alcuni bar che tirano, agenzie immobiliari, poco altro. Alla fine di via Querini in direzione piazzale Leonardo da Vinci lungo il lato destro, regna il... deserto. Ieri mattina nei paraggi c’era solo un fabbro che cambiava le serrature di una delle numerose attività chiuse. Librerie, agenzie di viaggi, non è rimasto nulla. Poco più in là, in piazzale Leonardo da Vinci, stessa sorte. Il grande spazio vuoto del signorile condominio dove anni addietro si faceva la fila alla profumeria Riviera, è sfitto da un pezzo. A fianco un negozio di frutta e verdura che vende prodotti particolari di qualità, aperto da qualche anno. Dalla parte opposta, tra via Dante, il piazzale e via Cappuccina, sotto i portici sono rimasti due negozi di numero, un pizza al taglio gestito da due ragazzi che sono stati anche derubati di recente e un’attività che oggi può essere considerata di nicchia, perché si rifanno suole delle scarpe. Poi vetrine vuote una dietro l’altra, affittasi ovunque, persino Compro Oro ha chiuso.

Negozi chiusi in via Querini
Negozi chiusi in via Querini

Colpa solo degli affitti alti? Non ne è convinto Mauro Zener, dell’agenzia La Commerciale di Corso del Popolo. I fattori sono diversi: «I consumi si sono ridotti enormemente, soprattutto quelli non necessari, i cosiddetti consumi superflui, l’economia va male, Mestre paga uno scotto pesante. Se i tributi sono applicati con eguale criterio sia in terraferma che a Venezia, significa che a Mestre sono esagerati e insostenibili e a farne le spese sono le attività commerciali, per non parlare delle tasse. C’è disinteresse da parte della classe politica e amministrativa, del comune e delle associazioni di categoria, che più di tanto non hanno fatto». Prosegue: «Non c’è iniziativa, gli unici attivi sono gli extracomunitari, che devono aprire un’attività per giustificare il permesso di soggiorno: con una un’attività, anche poco redditizia e “facile” come nel caso dell’ortofrutta, apro e faccio arrivare la famiglia, parlo per i bengalesi ad esempio». «Certo», precisa, «oggi i negozi sfitti se vogliono affittare devono ridurre la richiesta, ma bisogna considerare che il proprietario dell’immobile deve pagare tasse su tasse, insomma lo Stato vorace condiziona sia le nuove opportunità che il settore immobiliare e al contrario di quello che dice il Governo, nel settore commercio dove la crisi c’è eccome».

Chi resiste? «Tengono i tabacchi, che sono attività sicure, qualche pubblico esercizio con professionalità elevata e quelli dedicati ai giovani come enoteche e birrerie, perché chi non ha una famiglia spende. L’economia zoppicante scoraggia nuove aperture, c’è una crisi d’identità del settore e non si sfruttano le nicchie, inoltre i centri commerciali hanno assorbito l’indotto».

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