Neanche il nubifragio ferma gli alpini veneziani

Ottantamila Penne Nere nella sfilata conclusiva dell’adunata nazionale a Pordenone. In tre giorni mezzo milione di persone. C’è anche Renzi

PORDENONE. Il record dei partecipanti e la presenza, dopo trent’anni, del presidente del Consiglio in carica. Nemmeno il nubifragio, che investe le sezioni del Veneto e del Friuli, ferma l’87ª adunata nazionale degli alpini, che si è conclusa in un tripudio di bandiere tricolori, proprio nel cuore di quel Nordest dove le pulsioni separatiste somigliano a un fiume carsico. Caustico paradosso come il tema di quest’anno, declinato nello striscione di apertura della sfilata: “Gli alpini, esempio per l’Italia”. Che cade giusto in uno dei peggiori momenti del Paese, con scandali e corruzione dilaganti e una forte sfiducia nella politica. Forse davvero gli alpini a tenere in piedi questo scoraggiato Paese, aggrappato alla speranza di cambiamento interpretata da Matteo Renzi. Accolto a Pordenone, ancora una volta, da un tifo quasi da stadio.

Quasi mezzo milione di persone, nei tre giorni di Pordenone, hanno partecipato all’Adunata nazionale delle penne nere. In ottantamila hanno sfilato, per più di dieci ore, lungo i viali della città friulana che per la prima volta ha ospitato l’appuntamento dell’Ana. Sul palco per gran parte della giornata anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, il capo della protezione civile Franco Gabrielli, i governatori del Veneto Luca Zaia e del Friuli Debora Serracchiani. «Una prova generale per la grande adunata del Centenario della Grande guerra», ha dichiarato Zaia.

Il momento più toccante è per il veneto di Rotzo Cristiano Dal Pozzo, classe 1913, reduce dell’Abissinia, che percorre il viale davanti alla tribuna centrale in piedi, suscitando l’ovazione e l’omaggio del presidente nazionale dell’Ana e di Zaia. Per lui l’adunata si ferma per cinque minuti, tra lunghi applausi e centinaia di fotografie.

Il premier Matteo Renzi è arrivato poco dopo mezzogiorno, non prima di aver visitato i cantieri navali di Monfalcone, ma in tempo per assistere al passaggio delle Frecce tricolori. Miglior esordio non poteva sperare il trevigiano Sebastiano Favero, da poco meno di un anno presidente nazionale degli alpini, che alla vigilia aveva rimproverato ai politici la lunga assenza dei capi di governo italiani dall’adunata nazionale: «I premier precedenti avrebbero fatto bene a venire alla nostra adunata nazionale. Avrebbero capito molte cose dell’Italia». Anche se il merito, più che degli alpini, è stato probabilmente di Debora Serracchiani, raggiante governatore del Friuli e fedelissima del premier: «Il consenso che abbiamo avvertito intorno a lui mi è sembrato un grande incoraggiamento all’azione di rinnovamento che sta conducendo», ha commentato a caldo.

Renzi, che ha ricevuto al suo arrivo gli onori militari del picchetto degli alpini, ha evitato la stampa ma non il pubblico: «Mi raccomando la riforma della pubblica amministrazione», lo ha incitato una signora. «Ci stiamo provando», ha risposto il premier, che ha ricevuto l’esortazione a “tenere duro” e ad “andare avanti”.

Tra le persone che si sono avvicinate anche l’alpino Luca Barisonzi, ferito gravemente in Afghanistan. E il reduce dell’Abissinia, ultra centenario, che il presidente del Consiglio ha voluto salutare personalmente.

Nemmeno pioggia e grandine, cadute sui veneti e friulani, scalfiscono l’adunata di Pordenone. Ma solo dopo l’ammainabandiera, in piazza XX Settembre, tira un sospiro di sollievo il bellunese a capo del Comitato organizzatore, Nino Geronazzo. Da cinque anni guida la macchina delle adunate, che muovono tremila volontari, costano due milioni di euro e producono un indotto economico da più di 100 milioni: «Pordenone è stata straordinaria, un esempio per tutti. I timori della vigilia si sono sciolti nel corso delle ore».

Quanto al balletto delle adunate, su cui le sezioni del Veneto si stanno esercitando, dopo questa adunata sembra diradarsi la nebbia della concorrenza tra le città del Nord: dopo l’appuntamento di L’Aquila nel 2015, a settembre il consiglio nazionale dell’Ana dovrà scegliere tra la candidatura di Asti e quella di Vicenza (favorita) per l’adunata del 2016. Aperti i giochi per la scelta della città che ospiterà gli alpini nel 2017: la candidatura di Treviso dovrà forse cedere il passo a Brescia, in nome dell’alternanza delle regioni. Per il 2018, Vittorio Veneto troppo piccolo rispetto a Trento.

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