«Navi a S. Leonardo la bioraffineria rischia di morire»
Era destinata alla chiusura ma dopo la riconversione, la Green Rafinery di Eni è diventata un modello a livello europeo nella produzione di un biodiesel ad alta concentrazione di oli vegetali e meno emissioni nocive. Ora però, in conseguenza della proposta di Magnani, ex rettore dello Iuav, per dare accesso alle grandi navi da crociera in laguna, rischia di restare orfana dell’ormeggio di San Leonardo e dell’oleodotto che la rifornisce di materia prima.
Fino a pochi anni fa la raffineria dell’Eni trasformava in benzina il petrolio greggio che arrivava dal porto d’ormeggio di San Leonardo, situato all’inizio del canale Malamocco-Marghera, meglio conosciuto come canale dei Petroli, attraverso l’oleodotto sublagunare del diametro di 107 centimetri e lungo circa 11 chilometri che corre parallelamente al canale fino alla raffineria che si trova in prima zona industriale, a ridosso dell’inizio del ponte della Libertà. Attualmente l’oleodotto trasporta una media di 2 milioni e mezzo di tonnellate di gasolio che viene poi miscelato con olio vegetale di palma che arriva direttamente in raffineria con navi cisterna. Nell’oleodotto sublagunare le petroliere, tramite le proprie pompe di bordo a San Leonardo, scaricavano il greggio che raggiungeva i serbatoi di stoccaggio dell'isola dei Petroli, con portate che si aggirano sulle 5 mila tonnellate l’ora, per poi essere inviato alla raffineria per la trasformazione in carburante. Dopo aver letto la proposta dei professori dello Iuav Carlo Magnani e Agostino Cappelli per realizzare un eco-porto a San Leonardo, come previsto da una ricerca del Corila del 2010, pubblicata nel 2012, i sindacati dei lavoratori chimici sono andati su tutte le furie e anche all’Eni non deve essere piaciuta per niente, visto, che nella bioraffineria di Porto Marghera ha investito 100 milioni di euro per realizzare un combustibile ad alta componente rinnovabile e meno inquinante come il biodiesel Eni Diesel +, già venduto in tutti i distributori del gruppo con grande successo, malgrado costi 10 centesimi in più del biodiesel normale.
«Se il porto di San Leonardo venisse adibito ad altro uso», sostengono le segreterie dei chimici di Cgil e Uil veneziane, «si metterà certamente fine alle tante ipotesi di soluzione del problema traffico navi a scopo turistico, ma si metterà anche una pietra tombale sopra la bio raffineria e i lavoratori occupati. Ricordiamo alle istituzioni che la bio raffineria rappresenta un elemento particolarmente importante nel polo industriale di Porto Marghera dove si sta lavorando ad un progetto di revisione che consentirà di garantire nei prossimi anni i posti di lavoro. Le ipotesi che stanno maturando in sede Comunale mirano a distruggere definitivamente ogni speranza di futuro e a gettare nella spazzatura alcuni anni di investimenti, di lavoro e di sacrifici fatti da tutti i lavoratori, questa volta garantiti da Eni e dalla lungimiranza dell’attuale management della bio raffineria che sta investendo risorse economiche e di professionalità per garantirne la realizzazione. Non permetteremo che si mettano le mani sul nostro sito industriale e invitiamo il Comune a recedere da questo tipo di soluzione per trovarne altre che non abbiano ripercussioni sulla bioraffineria di Venezia, perché non siamo disposti a cedere quello che i lavoratori ci hanno affidato. Come nel 2011 siamo pronti a scendere in strada».
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