Nasce un polo dell’artigianato Serigrafia Fallani resterà a Venezia
La storica serigrafia artistica Fallani, “sfrattata” dalla sua sede di Salizada Sceriman, ai Gesuiti, che dovrà lasciare tra pochi giorni, continuerà a vivere e a produrre a Venezia. Si sposterà solo di qualche centinaia di metri, in calle lunga Santa Caterina, a due passi della Fondamenta Nove, nell’ex area artigianale Canova, che ospitava una fabbrica di materassi dismessa da anni. Che potrebbe diventare, ora, un nuovo polo dell’artigianato veneziano di qualità coinvolgendo altre realtà in difficoltà per le sedi e partendo proprio dal prestigioso laboratorio di serigrafia artistica creato a Venezia nel 1968 da Fiorenzo Fallani in arrivo da Firenze, dotato tra l’altro di un archivio storico che conta una collezione di oltre mille opere su carta realizzate dagli anni Sessanta da artisti come Emilio Vedova, Mimmo Rotella, Joe Tilson, Mario Schifano, Max Bill, Renato Guttuso, tra gli altri, e che ora continuerà la sua attività con una nuova società guidata dal figlio Gianpaolo con al suo fianco Chiara Masiero Grinzatto.
È una bella storia veneziana di riscatto dal “basso”, in una Venezia in cui si parla ormai per il riuso dei suoi luoghi dismessi solo di alberghi o di negozi di “paccottiglia” turistica, quella di Fallani. Che nasce dalla collaborazione con un’altra istituzione privata veneziana che ha a cuore l’arte e l’artigianato come la Gervasuti Foundation, creata nel 2004 da Michele Gervasuti, erede dell’antica ebanisteria Gervasuti, come una piattaforma per l’arte giovane e alternativa, con respiro internazionale.
Anch’essa “sfrattata” qualche anno fa dalla sua sede di Fondamenta Sant’Anna, a Castello e che ha trovato sede ora a Santa Caterina, grazie anche alla disponibilità di un ente pubblico sensibile come l’Istituzione Veneziana, con il suo presidente Luca Segalin e il direttore Gian Luigi Penzo, che ha concesso a Gervasuti l’area ex Canova in concessione pluriennale.
«È stato Michele Gervasuti» spiegano Gianpaolo e Chiara «quando nell’ottobre scorso abbiamo annunciato che avremmo dovuto lasciare la nostra sede, a proporci di trasferirci qui, in accordo anche con l’Istituzione Veneziana, che lo ha permesso. Qui avremo a disposizione un laboratorio e spazi di circa cento metri quadri, dove potremo proseguire la nostra attività, proseguire con i nostri workshop e che vogliamo aprire al pubblico tra pochi giorni a maggio, in occasione della vernice della Biennale Arti Visive. Si tratta di uno spazio molto ampio che necessita di restauri significativi, ancora da finanziare, di cui occuperemo solo una piccola parte. Sarebbe bello ora che altre realtà artigianali veneziane in difficoltà ci seguissero per creare qui un vero e proprio polo, dando lavoro alle nuove generazioni e tramandando anche un patrimonio di conoscenze che rischia altrimenti di perdersi. Noi abbiamo lavoro, soprattutto grazie agli artisti e ai rapporti con l’estero. Non con le istituzioni veneziane, purtroppo, dalle università e compresa l’Accademia di Belle Arti dove pure Fiorenzo Fallani ha insegnato per quindici anni. È purtroppo, la situazione oggi di questa città, ma chiediamo almeno che le istituzioni pubbliche non ci ostacolino e ci permettano di continuare a vivere». —
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