Naim Stafa, ergastolo confermato
CONCORDIA. Ergastolo era, ergastolo rimane: per Naim Stafa, istigatore e organizzatore del massacro di Gorgo al Monticano costato la vita Guido Pelliciardi e Lucia Comin (nativa di Concordia) che furono aggrediti e trucidati la notte tra il 20 e il 21 agosto 2007 nella dependence di villa Durante, a Gorgo al Monticano. Ieri la Corte d’assise d’appello di Venezia ieri ha confermato la reclusione a vita per l’assassino.
Per poter leggere le motivazioni della sentenza ci vorranno quindici giorni. La certezza, comunque, è che per l’albanese sono state confermate le aggravanti contestate, ovvero la crudeltà e le sevizie. Anche se lui, in quella casa dove si è consumato l’orrore, non ha mai messo piede. Stafa infatti quella sera non era nella casa, ma dava indicazioni al telefono dall’esterno al complice Artur Lleshi, autore materiale dell’omicidio, suicidatosi poi in carcere. La Cassazione, a luglio di quest’anno aveva rispedito (per la seconda volta) la palla alla Corte d’appello: a Stafa, secondo la suprema corte, non potevano essere contestate le aggravanti che avevano già portato all’ergastolo. O, quantomeno, andavano motivate in maniera più convincente. Cosa che evidentemente ora la Corte d’appello è certa di aver fatto. «Aspettiamo le motivazioni», dice Sabrina dei Rossi, avvocato di Stafa, «ma non escludiamo un nuovo ricorso in Cassazione». Potrebbe non essere ancora la parola «fine», insomma. Le ore che hanno preceduto la sentenza, ieri mattina nell’aula bunker di Mestre, hanno visto anche un piccolo colpo di scena. In segno di protesta contro la bocciatura di una richiesta di rinvio, i legali di Stafa, Sabrina dei Rossi e Agostino Imposimato, hanno presentato la rinuncia al mandato difensivo. «Non abbiamo potuto parlare con il nostro assistito», hanno protestato i legali. La richiesta di rinvio è stata respinta e la sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio: ergastolo confermato. Ora resta da capire se davvero l’albanese cambierà difensori, o se quello di ieri è stato un tentativo estremo di ritardare la sentenza: le norme deontologiche impongono ai legali di mantenere il proprio ruolo fino all’eventuale nomina (d’ufficio o di fiducia) di un nuovo difensore.
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