Musolino: «Basta fratture con la città»

Il neo presidente dell’Autorità ribadisce il nuovo corso. Le priorità: conca di navigazione e recupero dei crocieristi
Di Gianni Favarato
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, hotel Bologna/ Convegno "La portualità Veneziana: scenari e opzioni strategiche"
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Mestre, hotel Bologna/ Convegno "La portualità Veneziana: scenari e opzioni strategiche"

L’alternativa al bacino di San Marco per le grandi navi da crociera resta in alto mare, ma sul progetto del porto Offshore per navi porta-container al largo di Venezia, tanto decantato dall’ex presidente Paolo Costa e dal sindaco Luigi Brugnaro, è stata ormai messa una pietra tombale. La feroce concorrenza con Trieste, l’altro importante porto commerciale dell’Alto Adriatico, è acqua passata; la lunga presidenza di Paolo Costa è finita e non esiste nemmeno più l’Autorità Portuale unica per Venezia bensì un’Autorità di sistema gestita da un giovane manager, scelto direttamente dal ministro Delrio con il placet del governatore Luca Zaia.

Una nomina alla faccia degli innumerevoli appelli arrivati a Roma da forze politiche e sociali veneziane per questo o quel candidato, puntualmente bocciati dal ministro che ha preferito un giovane veneziano, con una esperienza internazionale nella gestione di porti e completamente fuori dalla sfera di influenza delle forze politiche veneziane che invece di fare gioco di squadra vanno, da decenni, ognuna per proprio conto. Il nuovo corso dell’Autorità di sistema - che unifica in un unico ente il porto di Venezia con quello di Chioggia - è stato confermato ieri sia dal neo-presidente dell’Autorità di sistema del mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, che dal dirigente del gabinetto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ivano Russo che sono intervenuti al convegno organizzato dall’associazione Prodemos e coordinato da Francesco Miggiani.

Al convegno hanno partecipato rappresentanti di aziende e operatori portuali, sindacati dei lavoratori, il consigliere comunale Andrea Ferrazzi del Pd, l’imprenditore Damaso Zanardo, l’ex parlamentare Cesare De Piccoli, la deputata Sara Moretto (Pd), assente il consigliere delegato del sindaco, Luca Battistella che ha dato forfait all’ultimo momento. Il direttore del gabinetto del ministro Delrio ha tolto ogni dubbio sul futuro del progettato porto Offshore a otto miglia al largo della bocca di porto di Malamocco.

Russo, infatti, ha spiegato che la recente riforma ha ridotto drasticamente e gli enti portuali italiani, mettendoli a sistema e sviluppando al massimo - come ha ricordato nel suo intervento anche Musolino - il loro ruolo di «promozione e pianificazione strategica».

Russo ha detto chiaro e tondo che l’inconcludente epopea della concorrenza a tutti i costi tra uno scalo portuale e l’altro è finita, gli scali esistenti sono più che sufficienti e non c’è nessun bisogno di nuovi porti per le navi porta container, ne a Venezia nè altrove, poichè i traffici mondiali di container, peraltro in crisi da anni, non hanno bisogno di un nuovo scalo per container, tanto meno nell’Alto Adriatico che sembra interessare ben poco ai cinesi che già si cono comprati il Pireo in Gracia.

Il presidente Musolino ha detto, a sua volta, che la vocazione del porto di Venezia e Chioggia è «di essere lo sbocco al mare del Veneto e di nuova parte del Nordest che sono le aree economicamente più avanzate e attive d’Italia». «I traffici portuali a Venezia riguardano solo al 25 % i contanier, il restante 75% è fatto di cargo, merci in colli e rinfuse» ha specificato Musolino, ricordando, di aver «ereditato una situazione difficile e una complessità di questioni aperte e mai chiuse». Ma ora la musica cambia, ha ripetuto Musolino «il nostro obbiettivo è l’innovazione vera nell’ambito di una ricomposizione della frattura tra il porto e la città di Venezia che quasi lo ignora, a differenza di quanto succede a Genova o Anversa. Le priorità ora sono «l’accessibilità nautica e la conca di navigazione per aggirare le bocche di porto quando il Mose sarà in funzione e la soluzione del vuoto lasciato dal decreto Clini/Passera che ha precluso l’accesso delle grandi navi in bacino di San Marco e alla Marittima, con il progetto dell’escavo del canale Vittorio Emanuele e i siti per i fanghi».

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