"Musica, arte e negozi economici". Le idee per la città del futuro
MESTRE. Qualche anno fa - ma forse troppi perché i più giovani se lo possano ricordare - Mestre era un posto dove si faceva la fila per avere un negozio vicino a piazza Ferretto, dove i ragazzi si incontravano per uno spritz o anche solo per fare le “vasche” nel salotto buono della città e c'era sempre una gran folla di sabato sera. Oggi in centro ogni venti passi si trovano vetrine vuote, negozi che portano la scritta “affittasi” o “vendesi” e spazi che rimangono in attesa, come ad esempio la nuova Galleria Barcella che, dopo la chiusura dei temporary shop che l’avevano animata durante le feste natalizie, è rimasta quasi deserta. Abbiamo provato a chiedere ai ragazzi che frequentano la città di esprimere un desiderio ed immaginare cosa gli piacerebbe trovare in centro, scoprendo che gli under 30 mestrini hanno le idee molto chiare in termini di negozi, attività, offerta culturale e luoghi di svago che vogliono. Le proposte sono tante e provengono da spunti presi nei loro viaggi all'estero, o semplicemente dal desiderio di qualcosa di diverso.
Manuel Pintus, 30 anni, immagina che a Mestre ci debbano essere più punti di riferimento sotto l'aspetto artistico, come ad esempio locali che siano allo stesso tempo occasione d’incontro e spazi espositivi, che promuovano gli artisti emergenti della zona.
E che ci debba essere qualcosa che abbia a che fare con l'arte lo pensano anche Francesca Vallongo (24 anni) e Giada Zavattiero (26) che immaginano di dare un'impronta un po' londinese al centro ispirandosi ai negozi di Covent Garden o di Camden Town: «Ci piacerebbe trovare una caffetteria letteraria dove si possano scegliere e leggere dei libri, magari uno spazio con tante poltroncine e soprattutto senza wifi, così le persone possono spegnere gli smartphone e dedicarsi alla lettura in pace. Oppure un bar dove ci siano degli strumenti musicali a disposizione dei clienti che possono entrare e suonare per gli altri». E a proposito di musica «sarebbe bello poter vedere artisti di strada e musicisti che si esibiscono in piazza Ferretto, non solo nei periodi delle feste natalizie, proprio come succede a Londra o ad Amsterdam».
Michela Turrina (24 anni) e Giulia Tessari (25) immaginano dei negozi di arredamento e accessori per la casa, sullo stile di Maison du Monde o Ikea, ma essendo qui gli spazi più ridotti rispetto ai grandi centri commerciali preferirebbero delle boutique di mobili di qualità, magari di un brand che sia eco e green. E a proposito di questo «servirebbe uno spazio che diventi una specie di laboratorio del riciclo: la vendita di oggetti creati con materiali di scarto è già una moda, ma all'estero funzionano molto anche i corsi per imparare a creare questi prodotti. Se il riciclo è il futuro, dovremmo puntare su questi temi per attirare i ragazzi e condividere le nuove tecniche».
A Teodoro Bevilacqua, studente ventenne, piacerebbe invece che nella sua città ci fosse una libreria specializzata in determinati settori disciplinari, in modo che possa essere un riferimento per gli studenti universitari; insomma meno librerie generiche come Feltrinelli ma un negozio più specializzato in rapporto alle varie facoltà del territorio veneziano.
C'è chi immagina si possano portare i negozi che attualmente si trovano nei grandi centri commerciali, come ad esempio Stradivarius o Alcott, e tutti quei marchi di abbigliamento “low budget” che frequentano i ragazzi con pochi soldi in tasca. Così la pensa Francesco Angelica, 26 anni, co-titolare assieme a Valerio Angelica (23 anni) della pasticceria in galleria Barcella: «Sarebbe inutile portare i grandi marchi in centro, la clientela sarebbe ridotta e ci sarebbe poco passaggio. A Natale grazie ai temporary shop il nostro locale era sempre pieno, ora stiamo aspettando fiduciosi che la galleria si riempia di nuovo».
A Nikita Baldan, che ha 19 anni e studia a Mestre, era piaciuta l'idea dei negozi temporanei e pensa che ce ne dovrebbero essere diversi e a rotazione, in modo da portare sempre qualcosa di nuovo, e che magari abbiano come impronta l'abbigliamento della moda milanese. Insomma, al tirar delle somme se domani si portassero in centro arte, musica, spazi espositivi, nuovi negozi e punti di riferimento culturali, i giovani sarebbero pronti a ripopolare Mestre, e sarebbero ben felici di far rivivere la loro città. Al momento sognano, aspettando che qualcuno li possa accontentare, prima o poi.
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