Museo M9, si dimette anche Fortunati

Il presidente e ad di Polymnia ha ufficializzato la propria decisione nel cda di ieri. Prima di lui aveva lasciato Ignazio Musu 
Agenzia Candussi, giornalista Chiarin. Cantiere M9 Mestre. nella foto: Fortunati, presidente di Polymnia Venezia
Agenzia Candussi, giornalista Chiarin. Cantiere M9 Mestre. nella foto: Fortunati, presidente di Polymnia Venezia
Ancora dimissioni nella governance del progetto M9, il museo in costruzione nel centro di Mestre e che, con tutti questi dissidi interni, sembra ospitare per ora una sorta di “Dinasty” in salsa veneziana. Verrebbe da sorridere di fronte a questa escalation di poltrone che restano vuote se non ci fosse di mezzo un progetto che vale 100 milioni di euro impegnati dalla Fondazione di Venezia in un investimento culturale su cui gli occhi dei mestrini sono puntati per il rilancio della città, su scala nazionale.


Se ne è andato, con dimissioni irrevocabili sancite ieri nella riunione del consiglio di amministrazione di Polymnia, il braccio operativo della Fondazione di Venezia che si occupa del grande cantiere, il presidente e amministratore delegato di Polymnia, Gianpaolo Fortunati, avvocato in pensione e che in questi mesi si è speso per superare i vari problemi di un cantiere complesso come quello di M9, arrivando a una “pax” sulle riserve con la impresa costruttrice, la Maltauro. «Le motivazioni della scelta sono riconducibili al disaccordo di Giampaolo Fortunati per il nuovo assetto organizzativo e funzionale del soggetto da lui presieduto», spiega la Fondazione di Venezia. Il diretto interessato conferma ma preferisce per ora non dire altro.


Chi gli è vicino spiega che ha consegnato una corposa relazione e che la decisione è maturata dalla «insostenibilità della situazione venutasi a creare». Il presidente della Fondazione di Venezia, Giampiero Brunello ieri sera ha espresso il suo rammarico. «Ringrazio Gianpaolo Fortunati per il prezioso lavoro svolto in questi anni. È stato un professionista serio che ha collaborato in modo proficuo. Ho provato a fargli cambiare idea sulle dimissioni, ma ogni tentativo è stato vano. Per farlo avrei dovuto rinunciare a prerogative imprescindibili per la Fondazione di Venezia», fa sapere. A provocare le dimissione pare essere stata la nascita del comitato di Coordinamento, gruppo ristretto di cui facevano parte Brunello, lo stesso Fortunati, la vicepresidente Maria Leddi Maiola e coordinato da Valerio Zingarelli
(vedi sotto, ndr).
Un comitato «costituito con il regolamento approvato già nel 2015 poco dopo l’insediamento del presidente Brunello», precisa la Fondazione e la cui nascita, secondo Brunello, «è stata fortemente condivisa anche da Gianpaolo Fortunati proprio per garantire il coordinamento dei tre soggetti che operavano per la costruzione di M9: Fondazione di Venezia, Polymnia e Fondazione Venezia 2000».


Brunello precisa che l’intento della riorganizzazione in corso da mesi «non è stato certo stravolgere l’attività di Polymnia, ma accorciare la catena decisionale tenuto conto anche del trasferimento delle attività di Fondazione di Venezia 2000 in parte alla stessa Fondazione di Venezia ed in parte a Polymnia». Sul cronoprogramma, Brunello precisa: «Questa diatriba interna non avrà nessuna conseguenza nei tempi di realizzazione del museo. Il nostro obiettivo è di poterlo inaugurare nel dicembre 2018». E entro una settimana la Fondazione «provvederà a ricostituire l’organo con scelte fortemente orientate verso profili tecnici». Fortunati aveva assunto la presidenza della società sostituendo nel marzo 2016 nel ruolo di amministratore l’architetto Plinio Danieli, oggi consulente. Fu il primo atto di una serie di “terremoti” interni di cui ha fatto le spese anche Giuliano Segre, ex presidente della Fondazione passato alla Fondazione Venezia 2000 per M9 messa per ora in congelatore in attesa di gestire il museo. Obiettivo di questa scelta: non fallire con un progetto importante come M9. Dal cda di Polymnia erano usciti anche l’ex rettore Iuav Marino Folin e qualche settimana fa, per motivi personali e non “politici”, il professor Ignazio Musu.


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