Museo M9, la sfida multimediale: «È senza oggetti, ma rappresenta il futuro»

Il nuovo direttore Marco Biscione si ispira a Bilbao e Torino. Contratti per il 60% dei negozi. Obiettivo: 200 mila visitatori

MESTRE. La data è confermata: tra il primo e il 5 dicembre verrà inaugurato l’M9, il Museo del ’900 di Mestre. Ieri il presidente della Fondazione di Venezia Giampietro Brunello ha fatto il punto su cosa vedranno i visitatori, negozi, eventi e sostenibilità economica del progetto, in occasione della presentazione del primo direttore dell’M9: Marco Biscione, 60 anni, formalmente ancora alla guida del Museo d’arte orientale di Torino, dal quale si è appena licenziato dopo aver vinto la selezione con altri 117 candidati. «L’abbiamo scelto per il suo profilo nazionale e internazionale, che porterà buone idee», lo promuove Brunello.



Giorno dopo giorno, si prepara così l’apertura del museo immateriale e multimediale e del suo centro commerciale-direzionale aggregato, tra negozi, incubatori d’imprese e una sede del Venezia Calcio.

«Quello che mi ha colpito e spinto a presentare la mia candidatura è l’eccezionalità nei contenuti: l’M9 è il primo museo multimediale in Italia», dice Biscione, «il primo ad affrontare il ’900 non in chiave solo storico-artistica. Un museo della contemporaneità verso il futuro: vero, è un museo senza oggetti, ma ci saranno anche delle esposizioni temporanee - diciamo così - tradizionali. Eccezionale anche per gli obiettivi, M9 vuole dare un contributo alla crescita culturale, economica e alla riqualificazione urbana della comunità: un volano per Mestre, ne sono certo».

Ambiziosi i modelli: «Pensiamo al celeberrimo Guggenheim di Bilbao che ha cambiato la natura della città. Io vengo da Torino, che negli anni 2000, investendo su musei e cultura ha reagito alla deindustrializzazione».


Ma cosa vedranno i visitatori da dicembre? «Due esposizioni temporanee l’anno e un percorso attraverso 8 aree tematiche nelle quali si racconta il Novecento utilizzando il meglio della tecnologia multimediale: dalla società agli stili di vita, dalla scienza all’economia, dalla città ai media, alla politica e identità italiana», racconta Brunello, «il pubblico potrà interagire con questi racconti. Spazi multimediali che potranno evolvere la narrazione nel tempo in base alle indicazioni del pubblico, che ci dirà se dovremo parlare più dello spazio, di religione o scienza: un puzzle in evoluzione. Poi una serie di eventi: pensiamo alle imprese del territorio, che possono offrire un racconto proprio molto interessante di cosa sia il ’900».



Polymnia - che ha ora acquisito il nuovo nome di Distretto M9 - si sta occupando della parte commerciale e di siglare accordi con tour operator per flussi turistici di visitatori. Al momento - aggiorna Brunello - sono stati «firmati contratti per oltre il 30% degli spazi e ci sono contatti definiti per il 60%. Al primo piano del convento andrà un incubatore di imprese. E anche il Venezia Calcio ci ha chiesto uno spazio stabile nell’area che abbiamo dedicato alle attività in campo sportivo».



Realizzare l’M9 è costato alla Fondazione di Venezia 110 milioni di euro. Il bilancio prevede un costo annuale di gestione di 4 milioni e l’obiettivo dichiarato è di raggiungere i 200 mila visitatori nel 2019. Trenta i dipendenti. «Il prezzo del biglietto lo stabiliremo a breve: l’obiettivo è riportare più volte le persone a vedere l’M9, anche con un abbonamento, proprio con il continuo mutare del racconto», commenta Biscione, «ci rivolgeremo con biglietti diversi ai nostri molti pubblici: le famiglie, le scuole, i turisti, la comunità». —


 

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