Museo archeologico, lavori infiniti
ALTINO. Il cartello parla chiaro: i lavori per il nuovo Museo archeologico nazionale di Altino avrebbero dovuto essere completati entro lo scorso 7 giugno: ma non sono ancora finiti. Ora per l'inaugurazione si prospetta la primavera 2014, però certezze non ce ne sono.
Se tutto andrà bene, dunque, saranno trascorsi ben trent’anni dalla data di acquisto dei due edifici rurali (non una città) da parte del Ministero e l'apertura del Museo.
Intanto rimangono accatastati nei depositi, quindi invisibili a turisti e studiosi, oltre 40mila splendidi reperti che il piccolo Museo inaugurato nel 1960 non può contenere.
C'è da sperare che la segnalazione arrivi al ministro dei Beni culturali e del Turismo Massimo Bray, a cui l'abbiamo spedita via Twitter e via Facebook, e che lui riesca a evitare ulteriori slittamenti che, francamente, non potrebbero che renderci ancor più ridicoli agli occhi dell'Europa: si legga la strigliata all'Italia lanciata proprio in questi giorni dal commissario Ue Johannes Hahn.
Va ricordato infatti che i finanziamenti per i lavori sono stati faticosamente ottenuti dopo decenni di attesa grazie al Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-13 di cui si è avvalsa la Regione per un importo di 4,8 milioni di euro, con un contributo del MiBac pari a 1,2 milioni (fonte http://www.veneto.beniculturali.it/finanziamenti-e-appalto).
«Rispetto alla data di consegna fissata per il 7 giugno 2013 c'è uno slittamento a ottobre dovuto a una variante: è nella prassi» spiega l'architetto Filippi, direttore dei lavori «Non è stata ancora fissata la data di apertura: dopo l'ultimazione dei lavori si farà l'allestimento in concorso con la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto. Sicuramente si andrà al nuovo anno, presumibilmente in primavera. È vero, gli edifici sono stati acquistati dal Ministero nel 1984, quindi quando il Museo aprirà nel 2014 saranno passati 30 anni: per i Beni culturali in Italia si va a rilento».
L'attuale Museo, che fu inaugurato nel 1960, misura solo 180 metri quadrati, uno spazio del tutto insufficiente per accogliere tutti i reperti emersi dagli scavi compiuti negli anni successivi all'apertura e conservati in depositi. Il nuovo spazio espositivo misurerà 1800 metri quadri e si presume quindi che turisti e studiosi possano finalmente accedere a reperti eccezionali sia di epoca paleoveneta a partire dal X secolo a. C., sia del periodo romano.
I reperti di Altino offrono per esempio un bagaglio pressoché unico di informazioni sulla cultura funeraria romana: sono stati infatti ritrovati intatti perché l'area fu abbandonata con il trasferimento degli abitanti in laguna.
Resta per ora solo un sogno il grande parco archeologico ai bordi della gronda lagunare: prevederebbe l'acquisizione di non pochi ettari di campi (l'antica Altino al massimo della sua espansione misurava circa 75 ettari), l'avvio di una grande campagna di scavi, la realizzazione di percorsi e strutture.
Si tratterebbe di un'opera colossale, che però avrebbe come risultato un sito dal valore storico-culturale immenso, e dalle enormi potenzialità turistiche.
Oltre ai resti delle ville con gli splendidi mosaici e ai ricchi arredi funerari in vetro finora emersi dagli scavi, bisogna pensare a tutto ciò che è ancora coperto da metri di terra, a partire dal complesso monumentale con il foro, i teatri, l'odeon dedicato alla musica e alla poesia, le terme.
E quel sistema di canali che rendeva l'area della città sorta in mezzo alle paludi talmente salubre da essere citata come esempio da Vitruvio in "De Architectura".
Maristella Tagliaferro
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