Museo aperto per giugno «Perso il treno dell’Expo»

Per Pellizer (Pd) il ritardo escluderà Quarto d’Altino dai flussi turistici previsti Il sindaco chiede alla Regione più autonomia sulla gestione dei beni culturali
Di Giovanni Monforte

QUARTO D’ALTINO. «Tutti auspichiamo che la data del 12 giugno indicata dalla Soprintendenza per l’apertura al pubblico sia rispettata, ma ormai il treno dell’Expo è perso. Poteva essere una grande occasione per far conoscere il museo a livello mondiale, considerate le presenze previste a Venezia».

All’indomani dell’inaugurazione della nuova sede del Museo archeologico nazionale di Altino, non si placa la polemica sui ritardi con cui si è arrivati ad aprire la struttura. Anzi, dall’ex consigliere provinciale del Pd, Lionello Pellizzer, arriva un nuovo allarme. «Per questi ritardi ci sarà una conseguenza molto grave: si perderà il treno dell’Expo», spiega Pellizzer, «Nel masterplan del Comitato Expo per Venezia non mi risulta sia stato possibile inserire il museo di Altino proprio per questa incertezza sull’apertura».

Durante l’inaugurazione di venerdì il soprintendente Vincenzo Tinè ha preso un impegno ufficiale per l’apertura al pubblico della struttura entro il 12 giugno. «Ma ormai il rischio è che non ci sia più tempo per fare accordi con i grandi tour operator a livello mondiale», aggiunge Pellizzer. Altino entrerà comunque nel sistema Expo, ma solo grazie al partenariato attivato dal Comune per la valorizzazione degli itinerari della laguna. Pellizzer punta il dito pure contro la Provincia. «Come Pd avevamo chiesto che anche la Provincia desse un contributo per la gestione del museo. In passato c’era un accordo di programma tra Provincia, Soprintendenza e Università», conclude l’ex consigliere Pellizzer, «Avevamo proposto di rinnovare questo accordo, ma la giunta Zaccariotto ha bocciato il nostro emendamento».

«Anche se la Provincia non è stata della partita, confido che questi ragionamenti si potranno fare con la futura Città metropolitana», esorta il sindaco di Quarto, Silvia Conte. Che poi pungola la Regione sulla gestione dei beni culturali. «Tenuto conto di quanto già accade nelle regioni speciali a confine con il Veneto, c’è la necessità per la nostra regione di attivare la procedura prevista dall’articolo 116 della Costituzione, per ottenere condizioni particolari di autonomia in materia di beni culturali», conclude Conte, «Ovvero chiedere il trasferimento di funzioni legislative e amministrative relative alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale veneto, a eccezione di quelle che sia indispensabile riservare allo Stato. Ci sono in Veneto le condizioni di una cultura collettiva di autonomia responsabile, da cui possono conseguire in questo settore obiettivi positivi di crescita e sviluppo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia