Musei civici, la rabbia dei lavoratori a rischio a Venezia
VENEZIA. Sono stati circa cento i lavoratori dei Musei Civici che ieri mattina hanno manifestato da Rialto a Piazzale Roma, tenendo alte le bandiere della Cgil e spiegando a gran voce in un megafono le ragioni del terzo sciopero in pochi giorni. Il prossimo marzo scadranno gli appalti attuali, con il rischio che non vengano riconfermati circa 400 lavoratori. I manifestanti chiedono che la Fondazione Musei Civici scriva nero su bianco che per il prossimo appalto le condizioni dei lavoratori non dovranno cambiare. «Non si tratta soltanto di aggiungere la clausola sociale», hanno detto Donatella Ascoli ed Enrico Pellegrini, i due portavoce della frangia più ribelle della Cgil chiamata Opposizione Cgil, «ma di individuare una formula affinché non riducano le ore di lavoro, non ci facciano un contratto con il Job Acts e non lascino che chi vince il prossimo appalto possa decidere chi assumere e chi no».
Il timore è che si possa verificare quello che è accaduto alla Biennale che quest’anno ha bandito un concorso per individuare nuove figure professionali, non rinnovando i precedenti guardasala. Per gli organizzatori dello sciopero non c’erano tanti lavoratori come le altre volte «perché sono stati spaventati o minacciati». Le sigle Cisl e Uil si sono dissociate apertamente con una nota: «Critichiamo le modalità di condotta e le scelte unilaterali di alcuni delegati che (...) contrastano con le linee delle segreterie unitarie di Cgil, Cisl e Uil che, a prescindere dalla rappresentatività, condividono sempre ogni decisione».
In realtà tira brutta aria anche all’interno della Cgil, come dimostra il doppio volantino, uno a firma Opposizione Cgil e uno Cgil, che per adesso non si sbilancia: «Auspico», ha detto Monica Zambon della Cgil, «che si capisca che questo sciopero è stato faticoso per i lavoratori che perdono comunque dei soldi pur di manifestare e spero che cambi una certa politica che non vuole dialogo con i sindacati».
In realtà Matteo Agnetti, segretario della Fondazione Musei Civici, continua a ribadire che il dialogo lo vuole, ma se la scorsa volta era sembrato aperto a tutte le voci, questa volta ha detto che incontrerà solo le sigle sindacali e non le Rsa (rappresentanze sindacali aziendali) «che hanno danneggiato l’immagine della città». Per i Musei allo sciopero ha aderito il 45% del personale, con il risultato che sono stati chiusi Ca’ Pesaro e il Museo del Vetro. «Quello che chiedono i manifestanti», ha detto Agnetti, «non è proprio possibile giuridicamente. Se i lavoratori hanno la risposta giuridica giusta, allora che ce la diano».
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