Murano, caro gas e una crisi senza fine. Spenti i forni della vetreria Signoretto
«Se mio padre fosse ancora vivo morirebbe di dolore nel vedere tutto questo»
MURANO. «Se mio padre fosse ancora vivo sarebbe morto di dolore nel vedere quello che sta succedendo». Paola Signoretto, figlia del celebre maestro vetraio Pino, non si dà pace.
Ieri è toccato a suo figlio Martino Signoretto spegnere i forni. «Il lavoro c’era, ma le bollette erano troppo costose e non si poteva andare avanti così». L’aumento del gas costringe a chiudere anche la Signoretto srl che porta nel nome la memoria di uno dei più grandi scultori del vetro, capace di trasformare sabbia e fuoco in opere d’arte che sarebbero state esposte in tutto il mondo.
«Già quando mio padre morì a 73 anni nel 2017 era triste nel vedere come la crisi si era impossessata del vetro per cui aveva vissuto tutta la vita, da quando a 16 anni era diventato maestro vetraio» ricorda la figlia.
«Sono sicura che non ce l’avrebbe fatta a vedere i forni spegnersi nonostante il lavoro, piegati dai costi impazziti che non lasciano scelta».
Come tante fornaci che stanno chiudendo a domino anche quella di Signoretto aveva già subito una batosta prima con l’acqua alta del 19 novembre 2019 e poi con la pandemia.
Da quel momento in poi i problemi si erano accavallati e, proprio quando si era iniziato a intravedere la luce in fondo al tunnel, il mercato ha azzerato di nuovo tutte le fatiche. «Il 2022 è l’anno del vetro per l’Onu, una scelta decisa proprio per dare respiro a tutta la filiera del vetro, possibile che proprio l’isola di Murano, la casa del vetro, sia costretta a vedere le sua fornaci chiudersi, una dopo l’altra?» si chiede la figlia del maestro vetraio che ha lavorato con Vedova, Pomodoro e Jeff Koons.
Nei giorni scorsi Gianni De Checchi di Confartigianato ha annunciato che dovrebbero arrivare presto dei sostegni provenienti dal Governo, ma per le fornaci che devono affrontare ora le bollette non c’è più tempo.
Il nipote di Signoretto, Martino, ha 31 anni e dopo il liceo artistico ha seguito le orme del nonno, ma ispirazione, bravura e tecnica ora non bastano. I due forni con il crogiolo, più il terzo di riscaldamento, sono stati spenti in questi giorni, nella speranza che si possano riaprire non appena la situazione darà un minimo di stabilità all’impresa.
In questo periodo si sta convertendo in legge il decreto legge 541 che prevede un credito di imposta del 15% sui costi subiti dalle aziende che potranno detrarlo dai modelli F24. In più nella Legge di Bilancio sono stati riservati 3 milioni per il vetro che Confartigianato ha chiesto che vengano gestiti da Veneto Sviluppo.
Infine, De Checchi ha chiesto un appuntamento all’assessore regionale Roberto Marcato per chiedere un secondo sostegno alle attività, perché il mercato ora non guarda in faccia a nessuno. —
Vera Mantengoli
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