“Muraglia” e bonifiche senza fondi
La grande opera pubblica, già costata 800 milioni di euro, è ancora lì che aspetta il completamento dei 3,5 chilometri mancanti. Un’opera progettata per difendere la laguna dal rilascio di inquinanti delle aree inquinate di Porto Marghera, grazie ad una “muraglia” di palancole e canalette di drenaggio, collegate al depuratore di Fusina e lunga ben 42 chilometri.
Intanto, le acque contaminate che filtrano dai terreni imbottiti di discariche tossiche, continuano ad uscire dai “buchi” non completati della muraglia di perimetrazione del Sito di interesse nazionale da bonificare. E come se non bastasse, le palancole già messe in opera negli ultimi anni, cominciano a cedere e ad arruginirsi. «Siamo ancora in attesa che, come promesso, il Governo metta in campo le risorse necessarie a completare un’opera fondamentale per il risanamento di Porto Marghera e il suo rilancio economico – dice il deputato Alessandro Bratti, presidente della Commissione d’Inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e l'inquinamento ambientale che nel 2015 ha redatto un dossier sulla mancata messa in sicurezza dei terreni inquinati di Porto Marghera e il mancato risanamento della laguna –. La prossima settimana andrò a chiederne conto al ministro dell’Ambiente Galletti che aveva assicurato i 250 milioni o più che servono per completare i tratti mancanti del marginamento». Non c’è notizia nemmeno sulla nomina del commissario straordinario per il completamento della muraglia, nè dello stanziamento di 72 milioni di euro in arrivo Venezia, annunciati quattro mesi fa dal ministro dell’Ambiente Galletti e dal sindaco Luigi Brugnaro che all’epoca firmarono l’ennesimo protocollo d’intesa che dovrebbe garantire le risorse e l’azione di un commissario con poteri speciali per finire l’opera di marginamento e avviare finalmente le bonifiche dei terreni.
Neanche la Municipalità di Marghera ha notizie sui fondi promessi. «Posto che i 72 miliardi promessi dal ministro al sindaco ci siano, è chiaro che non basterebbero comunque a completare l’opera di marginamento per la messa in sicurezza ambientale della laguna – dice il presidente della Municipalità, Gianfranco Bettin –, non abbiamo nessuna notizia nemmeno del commissario straordinario che servirebbe ad accelerare il risanamento». Sull’opera in completata incombono pure una pesante multa dell'Unione Europea e una possibile causa legale, a carico del ministero dell'Ambiente, promossa dalle aziende che hanno sottoscritto le transazioni per i danni ambientali. Nel caso, ormai certo, che non si completino i tratti mancanti entro il 2018, l’Italia incorrerà anche in una nuova procedura di infrazione, con multe salate, per il mancato rispetto della direttiva quadro dell'Unione Europea che stabilisce i limiti di contaminazione chimica e organica delle acque del bacino scolante .
Anche Confindustria Venezia ha minacciato azioni legali per il mancato completamento di un'opera come il marginamento, alla quale hanno contribuito in gran parte gli industriali di Porto Marghera con il pagamento delle “transazioni” ambientali allo Stato. «Il rischio è che i soldi dei risarcimenti pagati dalle imprese allo Stato siano stati spesi inutilmente – lo stesso presidente Matteo Zoppas –. Se non ci dovesse essere una soluzione a breve per completare l'opera di risanamento non è escluso che le aziende possano chiedere indietro i soldi che hanno pagato con gli accordi di transazione».
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