Muraglia a rischio senza i fondi promessi
MARGHERA. L’impegno del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, è stato ripetuto da lui stesso a Venezia anche la scorsa settimana, ma non si vedono ancora i 250 milioni promessi per completare la “muraglia” da 44 km che dovrebbe proteggere la laguna dal dilavamento delle sostanze tossiche e cancerogene che imbottiscono i 2 mila ettari di Porto Marghera.
La competenza per il completamento dei 3 chilometri di “muraglia” è suddivisa tra Autorità Portuale di Venezia (che aspetta un finanziamento di 76 milioni di euro), Regione Veneto e Provveditorato alle Acque che dovrebbero ripartirsi i 250 milioni. Ma nessuno dei tre enti ha al momento la certezza di questi finanziamenti e i tempi con cui arriveranno, malgrado l’emergenza di completare l’opera di marginamento con la “muraglia” delle macroisole di Porto Marghera e il sistema di depurazione delle acque di falda.
Il ministro Galletti per il momento si è limitato a leggere il resoconto della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli illeciti nel traffico dei rifiuti e ha poi inviato i carabinieri del Noe a Porto Marghera per rilevare le criticità di quest’opera che se non sarà completata nell’arco massimo dei prossimi tre anni (con un totale di spesa di oltre un miliardo di euro), è destinata a un rapido disfacimento, gettando così al vento i soldi spesi finora (780 milioni, in gran parte provenienti dai risarcimenti ambientali pagate dalle aziende inquinatrici di Porto Marghera) per un’opera, affidata anche questa al Consorzio Venezia Nuova. Dopo il rapporto della Commissione parlamentare che ha scoperchiato lo scandalo della “muraglia” anti-veleni e all’indomani dell’ ispezione dei carabinieri del Noe per verificare lo «stato di avanzamento dei lavori di messa in sicurezza e bonifica del sito di interesse nazionale di Porto Marghera».
Galletti si è limitato a ribadire le quattro criticità da risolvere a Porto Marghera: «la mancata realizzazione di residui marginamenti a causa della presenza di sottoservizi e per il conseguente lievitare dei costi unitari; il mancato adeguamento ambientale di molti tratti di margimento in aree di competenza della locale Autorità portuale; l'inoperatività del sistema di drenaggio e trattamento dell'acqua contaminate intercettate dal marginamento, a causa della mancata consegna della rete di drenaggio Pif (Progetto integrato Fusina) alla concessionaria regionale Sifa-scarl e la mancata definizione dell'Accordo di programma tra Provveditorato, Regione e Veneto e Autorità Portuale per la realizzazione del sistema integrato di alimentazione energetica causa della mancata chiara e definitiva ripartizione delle tariffe di depurazione da parte della concessionaria regionale tra le varie società insediate all'interno del Sito di interesse nazionale».
L'allarme. «Se non si completano le opere di marginamento delle sponde lagunari» scrive la Commissione d’inchiesta «e non si chiudono i varchi che lasciano aperture tra i 20 e gli 80 metri, si rischia di vanificare tutto quello che è stato fatto finora», ovvero il 94 % dell’intera muraglia di 44,5 km. Il mancato completamento del marginamento è visibile anche nella foto scattate dai militanti del M5S veneziano (sopra) sulla sponda Est del canale industriale dove il marginamento è stato già fatto ma la palancolatura metallica, non ancora completata su tutta la sponda, evidenzia già il degrado della struttura che con il tempo andrà a compromettere la tenuta in una zona piena di tubazioni di metano e cavidotti a rischio rottura.
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