Muore investito sulle strisce pedonali, arriva la sentenza: un milione alla famiglia
Dopo oltre 4 anni dalla tragedia, la famiglia di Luciano Trevisan, investito e ucciso mentre attraversava le strisce pedonali in via Orlanda, ottiene un risarcimento di oltre un milione di euro
![Investito sulle strisce pedonali Luciano Trevisan](https://images.nuovavenezia.it/view/acePublic/alias/contentid/1h3m6cgfm8pyged8y43/0/copia-di-copy-of-sp_112205673.webp?f=16%3A9&w=840)
Era andato a gettare le immondizie nei cassonetti di via Orlanda, ma quando si era apprestato ad attraversare la strada sulle strisce pedonali Luciano Trevisan, detto Cione, 63 anni, era stato investito in pieno da un furgone Ncc in arrivo dall’aeroporto Marco Polo. L’autista non l’aveva visto e l’uomo era stato sbalzato per oltre 20 metri, morendo all’istante, nell’impatto.
Era il 10 ottobre 2019 e così se ne è andato un uomo molto attivo nella sua comunità, sia in ambito familiare sia sociale. Era iscritto all’Organizzazione di Volontariato “Mons. Odino Spolador” e proprio la mattina dell’incidente aveva prestato servizio presso la scuola materna “S. Antonio” di Campalto. Un uomo che per anni aveva segnato su un block-notes tutte le vite spezzate dall’asfalto di via Orlanda.
Ora, a oltre quattro anni di distanza dalla tragedia, la famiglia (assistita dall’avvocato Giovanni Caldera) ha visto riconosciuto dal Tribunale civile il pieno diritto al risarcimento: nessun dubbio che la responsabilità fosse in capo all’autista del mezzo che ha investito Trevisan, tanto che l’assicurazione aveva risarcito poco più di mezzo milione di euro ai familiari più stretti.
Una cifra non sufficiente a sanare il “danno da lesione parentale”, che va legato - si legge nella sentenza del Tribunale civile - «all’intensità del vincolo familiare, alla convivenza, alla consistenza più o meno ampia del nucleo familiare, alle abitudini di vita, l’età della vittima e dei suoi familiari». Il dolore per un futuro così tragicamente interrotto. Non si tratta di un calcolo meramente matematico.
In questo caso, il Tribunale ha «accertato il forte legame tra tutti i componenti della famiglia»: un lungo matrimonio, due figli «con legami davvero solidi e intensi e non meramente di facciata o formalistici», scrive il giudice.
Marito e moglie erano impegnati in parrocchia, organizzavano viaggi a carattere religioso, ma erano attivi anche in altre forme di volontariato. Così i figli e anche il fratello, come ha certificato il consulente tecnico del giudice.
Da qui la decisione del Tribunale di condannare l’autista del mezzo e l’assicurazione a riconoscere complessivamente ai familiari altri 500 mila euro circa, oltre a quanto già versato dall’assicurazione, per un totale finale di un milione e 53 mila euro, più 36 mila euro di spese legali e 3 mila di consulenza.
Trattandosi di una sentenza di primo grado, le parti potranno ricorrere in appello.
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