Muore dopo la Tac, scatta l’inchiesta
Un esame quasi di routine al quale già si era sottoposta in passato. Invece martedì mattina Lucia Garbin, 57 anni, di Mestre, è deceduta al termine di una Tac con mezzo di contrasto eseguita al Cro (Centro di riferimento oncologico) di Aviano (Pn). La donna si era recata all’Istituto tumori per eseguire la tomografia ed era una paziente ambulatoriale che, da quanto si è potuto apprendere, era seguita dai medici del Cro. La procedura si è svolta normalmente senza che la signora segnalasse alcun disturbo, leggi nausea, vomito o tachicardia. Nessuno dei segnali di una reazione allergica al liquido di contrasto. Solo al termine dell’esame avrebbe avvertito il personale di un senso di oppressione. Null’altro. E nello stesso momento è stata colpita da malore.
Immediati i soccorsi e anche i tentativi di rianimazione che si sono prolungati per oltre un’ora, ma la donna non si è ripresa e i medici hanno dovuto constatarne il decesso.
È stato lo stesso istituto a segnalare il fatto alla procura e il sostituto procuratore della Repubblica Monica Carraturo ha già disposto lo svolgimento dell’autopsia, in programma domani. Contestualmente il pm ha disposto l’apertura di un fascicolo e l’iscrizione nel registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di omicidio colposo in concorso, le dottoresse Martina Urbani, Ida Magri e Alessandra Bearz, destinatarie di un avviso di garanzia quale atto di autotutela, in modo che possano farsi assistere da un legale di fiducia e nominare un anatomopatologo che assista a quell’esame irripetibile che è l’autopsia.
In attesa delle perizie che dovranno chiarire le cause del decesso, sono diverse le ipotesi. Quella che appare più ovvia è una reazione avversa al liquido di contrasto (le più lievi sono nausea e vomito; reazioni moderate sono respirazione difficoltosa, ipotensione, aumento dei battiti cardiaci; eccezionalmente possono essere a rischio per la vita). La donna, però, non avrebbe manifestato sensibilità al farmaco nel corso di esami precedenti. Un’altra ipotesi riguarderebbe un possibile arresto cardiaco, un infarto o una trombo-embolia polmonare. La risposta arriverà al termine dell’autopsia, ma potrebbe anche non essere risolutiva.
La morte della donna ha colpito profondamente il personale dell’istituto, specie coloro che si trovavano in sala Tac.
Sconvolto dal dolore, il marito di Lucia Garbin che l’aveva accompagnata, come sempre, alla visita di controllo e che l’attendeva nella saletta adiacente a quella dove si svolge l’esame nella quale la moglie era entrata sulle proprie gambe, fiduciosa.
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