Muore di leucemia ma salva la figlia

La scelta di Veronica, 36 anni: cure e trapianto solo dopo la nascita della secondogenita. Rugby veneto in lutto

MOGLIANO. Il trapianto a maggio aveva autorizzato la speranze. Ma dopo l’estate sono sopraggiunte le complicazioni. Ha sopportato tutto, Veronica, infermiera per anni all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. Sperava, e si è battuta fino all’ultimo momento, nel secondo trapianto, quello che avrebbe visto donatore il fratello Davide, campione di rugby, compatibile al 50%.

Una percentuale bassa, ma i medici contavano di affiancare, dopo il trapianto, terapie modernissime. E poi c’erano lo spirito indomito di Veronica, la sua forza, la sua determinazione. Un mese fa, il 15 novembre, aveva festeggiato con familiari e amici il battesimo dell’adorata Matilde, la seconda figlia, che pochi giorni prima aveva compiuto un anno. La sorellina di Alice, che ha oggi cinque anni.

L’ultima sua gioia. Veronica è spirata sabato pomeriggio, a soli 36 anni, in un ospedale di Milano, stroncata da una broncopolmonite che si è fatta strada in un corpo dalle difese immunitarie debolissime.

La piangono, in un dolore senza fine, il marito Federico Favaro, 44 anni, rugbista anche’egli, pilone che ha giocato a Mirano e Mogliano (nell’ambiente è «Selvi piccolo»), sposato poco più di sette anni fa; le due tenerissime figliolette, i genitori e il fratello Davide, tallonatore del Benetton e dell’Italia. Ma è in lutto, sotto choc, tutto il rugby veneto e italiano

. Da Mogliano, dove Veronica era nata in una famiglia ovale come poche, a Mirano, dov’è cresciuto il marito Federico, fratello di Roberto, seconda linea ex nazionale, oggi coach della Tarvisium; da Mestre a Padova, perché Veronica si era trasferita dopo il matrimonio a Trebaseleghe. L’atmosfera sui campi, ieri, dal minirugby alla serie A, era tristissima. La notizia della scomparsa di Veronica, molto nota in tutto l’ambiente, è rimbalzata per tutto il giorno a Nordest e in Italia.

Stava aspettando la seconda figlia, Veronica, nel 2013, quando i medici le avevano diagnosticato la malattia: una leucemia molto aggressiva. E Veronica per prima aveva espresso una sua scelta molto forte: aveva chiesto ai medici di fare tutto il possibile per far nascere la bambina, e solo dopo di pensare a lei. I medici, dal canto loro, avevano fatto tutto il possibile, e al settimo mese avevano fatto nascere Matilde. E così, poco più di un anno fa, era nata per la gioia della famiglia. Un parto prematuro, accelerato dallo staff medico proprio per poter cominciare quanto prima le cure su Veronica.

Lei ha lottato con una forza straordinaria, e non si è mai abbattuta. La carica delle figlie e del marito - commovente il messaggio su facebook nel settimo anniversario di nozze – l ’ha aiutata ad affrontare la «mazzata » del rigetto, e le successive complicazioni. A novembre, il compleanno di Matilde e poi il battesimo: su Fb aveva espresso tutta la sua felicità. Parole commoventi, che rilette oggi straziano il cuore.

All’inizio di dicembre, l’aggravamento del quadro clinico e il terribile decorso. «Era una persona solare, piena di vita, spiritosa, generosa, sempre pronta alla battuta», dicono gli amici affranti. Amava molto il rugby e i viaggi. Lascia il marito Federico, le piccole Alice e Matilde, il papà Otello, titolare del negozio di alimentari vicino ai campi da rugby, dirigente storico del minirugby Mogliano, la mamma Annamaria, e il fratello Davide.

I funerali si terranno mercoledì alle 15 nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Mogliano. Ma nemmeno la chiesa e la vasta piazza contenere il dolore di Mogliano e di tutto il rugby veneto.

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