Muore a 13 anni stroncato dalla leucemia
MUSILE. Ha suscitato profondo dolore e cordoglio anche nel Veneto orientale la drammatica notizia della morte, ad appena 13 anni per una forma aggressiva di leucemia, di Federico Saccilotto, studente con la passione della musica e promessa del ciclismo venuto a mancare nella mattinata di sabato nella sua abitazione a San Vito al Tagliamento, in Friuli.
Saccilotto, per parte paterna, era originario di Musile di Piave e spesso tornava in paese per una visita ai parenti. Infatti lo zio del ragazzino è Ivan Saccilotto, già vicesindaco e consigliere comunale nella cittadina.
A Musile abita anche la nonna Pierina, madre di Ivan e del padre, Moreno. Questi, invece, da 20 anni lavora al Centro di Salute Mentale in via Forlanini a Portogruaro. Il rosario è stato recitato ieri sera, mentre oggi pomeriggio, con inizio alle 15.30, verranno celebrati i funerali nel Santuario di Rosa, a San Vito al Tagliamento.
La scoperta della malattia risale ad appena 6 mesi fa. Da allora Federico ha combattuto la sua strenua battaglia, facendosi curare in vari istituti, come il Burlo Garofolo di Trieste e l'ospedale civile di Pordenone.
Accanto a lui, in questo doloroso percorso, il padre Moreno, la madre Luisa e la sorellina. Proprio tra pochi giorni, nel mese di aprile, Federico avrebbe dovuto sottoporsi a un trapianto di midollo. In famiglia era stata accertata la compatibilità, per la donazione, della sorella.
La leucemia lo ha ucciso prima che si concretizzasse la speranza di una guarigione.
Studente modello, Federico aveva la passione del clarinetto. Suonava infatti nella prestigiosa Filarmonica sanvitese. I colleghi del padre Moreno hanno espresso solidarietà alla famiglia. Oggi ai funerali sarà presente infatti una delegazione del Centro di Salute Mentale di Portogruaro. Attesi fedeli provenienti anche da Musile.
«Le cure non hanno sortito l’effetto sperato», ha spiegato la madre del tredicenne, «Federico è stato seguito dall’équipe del reparto di oncoematologia del Burlo Garofolo di Trieste. Malgrado gli sforzi dei medici di questo centro d’eccellenza non si è potuto far nulla».
Da gennaio a ieri, Federico è potuto tornare a casa da Trieste per soli sei giorni. Nella sua abitazione è stato assistito dal personale del servizio oncologico pediatrico dell’ospedale di Pordenone.
Da tre anni Federico aveva abbracciato il ciclismo: prima correndo con il Pedale sanvitese, con il direttore sportivo Ettore Tamantini, poi con la maglia del Bannia, con Sergio Candido, che «lo aveva fatto innamorare di questo sport. Anche in ospedale raccontava queste esperienze in bicicletta», ricorda ancora la mamma,
«Ha vissuto un calvario con coraggio, senza mai mollare un attimo. Voleva soltanto riprendere a correre e a suonare il clarinetto, le sue due grandi passioni. Sognava di ripercorrere in bicicletta il solito tragitto, da San Vito sino a Clauzetto».(r.p.)
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